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Pd: Zanda propone di aumentare gli stipendi dei parlamentari, Zingaretti prende le distanze

Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti. Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
Di Enrico Mingori
Pubblicato il 28 Mar. 2019 alle 18:10

Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, si smarca dalla contestata proposta di aumentare gli stipendi dei parlamentari avanzata dal senatore dem, Luigi Zanda, appena nominato senatore del partito dallo stesso Zingaretti.

“Non c’è nessuna proposta del Pd per un aumento degli stipendi dei parlamentari”, scrive il segretario su Twitter. “C’è una proposta di legge presentata da Luigi Zanda, che ha tutta la mia stima, prima della nomina a tesoriere e addirittura prima delle primarie. No ai polveroni”.

Poi Zingaretti precisa davanti ai giornalisti: “Io non ho sconfessato nessuno, ho solo chiarito una tempesta in un bicchiere d’acqua, costruita su una fake news”.

E ancora: “C’è una proposta di legge, depositata da un senatore straordinario e fortissimo prima addirittura delle primarie e prima che diventasse tesoriere del Pd, che non è la proposta del Pd. Quindi è una tempesta in un bicchiere d’acqua, il resto è tutto inventato”.

Il segretario getta dunque acqua sul fuoco dopo che la notizia della proposta di legge presentata da Zanda aveva scatenato accese polemiche.

Luigi Di Maio, capo politico del Movimento Cinque Stelle, ha commentato su Facebook: “Oggi al Senato abbiamo approvato definitivamente il Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Noi abbiamo approvato due misure per un nuovo modello di welfare e andiamo verso il taglio degli stipendi dei parlamentari. Qualcun altro – che mi dicono essere il tesoriere di questo ‘nuovo’ Pd – nemmeno qualche settimana fa ha depositato sempre in Senato una proposta di legge per aumentare ulteriormente, invece, proprio gli stipendi dei parlamentari (equiparandoli a quelli degli europarlamentari). Parliamo di ben 2-5 mila euro in più al mese, che un lavoratore comune vede col binocolo. E sul salario minimo tacciono. Bella la sinistra falce e cashmere, ne sentivamo quasi la mancanza. Noi andiamo avanti!”.

Fonti del Pd hanno sottolineato che nella proposta non si prevede di innalzare gli stipendi ai parlamentari italiani, ma di equipararli a quelli dei deputati europei, che peraltro sono effettivamente più alti.

“Ma nel computo totale degli emolumenti versati agli europarlamentari finiscono ricchissime indennità di trasferta, viaggi e missioni”, fanno notare le fonti dem. “I parlamentari europei lavorano, infatti, a molti chilometri di distanza dai collegi in cui sono stati eletti e l’indennità di trasferta e’ parametrata ai chilometri di distanza dal proprio collegio. Proprio come accade in Italia dove deputati e senatori eletti a Roma hanno diritto a rimborsi minori rispetto a chi viene eletto, ad esempio, a Palermo o a Trento”.

“In più, i senatori percepiscono più dei deputati e l’equiparazione ai colleghi europei potrebbe portare a un effettivo risparmio per le casse pubbliche”, rimarcano ancora dal Pd. “A partire dal primo luglio 2018 la retribuzione dei deputati europei, al netto dell’imposta dell’Unione Europea e di una serie di contributi assicurativi, ammonta 6.824,85 euro. Gli Stati membri possono inoltre assoggettare tale retribuzione alle imposte nazionali. La retribuzione di base è fissata al 38,5 per cento della retribuzione di base di un giudice della Corte di giustizia dell’Unione europea”.

“I deputati europei hanno inoltre diritto al rimborso del costo effettivo dei biglietti di viaggio per coprire la tariffa di classe business D o analoga per i viaggi in aereo, della tariffa di prima classe per i viaggi in treno o di un forfait di 0,53 euro a chilometro (sino a un massimo di 1.000 chilometri) in caso di viaggio in auto privata, a cui si aggiungono indennità fisse basate sulla distanza e la durata della missione destinate a coprire le spese accessorie legate al viaggio (quali, ad esempio, i pedaggi autostradali, le spese per il bagaglio in eccesso o le spese di prenotazione)”.

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