L’Arma dei carabinieri si costituirà come parte civile nel processo sui depistaggi legati alla morte di Stefano Cucchi. Ad annunciarlo è il comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri, in una lettera recapitata a Ilaria Cucchi, la sorella del 31enne romano morto nel 2009 nell’ospedale penitenziario Pertini, sei giorni dopo essere stato arrestato.
“Abbiamo la vostra stessa impazienza – scrive Nistri nella lettera, riportata oggi dal quotidiano Repubblica – che su ogni aspetto della morte di suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”.
Parole che lasciano intuire quello che sembra un vero e proprio dietrofront dell’Arma, pronta adesso anche a rimuovere i carabinieri coinvolti nel depistaggio sulla morte di Stefano Cucchi. Compresi gli alti ufficiali che secondo l’accusa fecero pressioni sui militari per aiutare i colleghi in difficoltà.
“La stragrande maggioranza dei carabinieri – continua la lettera di Nistri – come lei stessa ha più volte riconosciuto, e di ciò la ringrazio, crede nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di un giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria”.
Dalla missiva emerge dunque la chiara volontà del comandante generale dei carabinieri di chiedere alla Presidenza del Consiglio l’autorizzazione a costituire l’Arma come parte civile. Perché ciò avvenga, però, bisognerà prima attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto militari indagati per il depistaggio.
“Comprendiamo l’urgenza e la necessità di giustizia – scrive ancora Nistri – così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del rado di colpevolezza di ciascuno. Ciò vale per il processo in corso alla Corte d’Assise. E ciò varrà indefettibilmente anche per la nuova inchiesta avviata dal Pubblico Ministero nella quale saranno giudicati coloro che oggi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere”.
“Io per primo – conclude Nistri – e con me i tanti colleghi, oltre centomila, che ogni giorno rischiano la vita, soffriamo nel pensare che la nostra uniforme sia indossata da chi commette atti con essa inconciliabili e nell’essere accostati a comportamenti che non ci appartengono”.
Immediata la replica di Ilaria Cucchi, che in un post su Facebook ha espresso tutta la sua soddisfazione: “L’abbraccio dell’Arma ci arriva oggi caldo e finalmente rassicurante. Il generale Nistri ci è vicino e non manca di farci sapere che il suo dolore è il nostro, che la nostra battaglia di verità è anche la sua. I Giudici ora abbiano coraggio e responsabilità ed acquisiscano quei documenti di verità imbarazzanti che fanno ora paura solo agli imputati di oggi”.
“Ci sarà anche mia madre – conclude la sorella di Stefano Cucchi -, nonostante la sofferenza per la grave malattia, ad ascoltare Tedesco che le racconterà come è stato ucciso suo figlio.