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“Accordo ufficioso tra Comune di Roma e rom per aprire la spiaggia sul Tevere”: la Raggi beach è già un caso

Un architetto del Campidoglio avrebbe rivelato un patto con i nomadi per garantire la sicurezza della spiaggia Tiberis, inaugurata pochi giorni fa. E spunta anche un esposto sui rischi igienico-sanitari

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 7 Ago. 2018 alle 16:48

Ci sarebbe un accordo ufficioso tra funzionari del Campidoglio e nomadi locali dietro l’apertura di una spiaggia comunale sul Tevere, a Roma.

Mentre dal Campidoglio con una nota ufficiale gridano alla “fake news”, la bomba mediatica ha travolto l’amministrazione grillina. Spunta, però, l’audio dell’architetto, dipendente comunale, che si è occupato della fase progettuale della spiaggia Tiberis in cui si parla proprio del “tacito accordo” tra Comune e rom.

Una giornalista di TPI è andata sul posto. Una decina le persone sui lettini semivuoti. Un paio di donne di mezza età in costume stese al sole caldo di mezzogiorno, un uomo sulla settantina legge un libro sotto un ombrellone sul prato che inizia già a seccare. I campi di beach volley poco distanti deserti e il traffico di Ponte Marconi arriva attutito.

Il Tevere, una decina di metri più in basso, scorre denso coi gabbiani che volano bassi. Del ragazzo “alto col cappellino bianco” che in mattinata, secondo gli utenti in costume, si aggirava per lo stabilimento con una radiolina nemmeno l’ombra.

Un paio di giornalisti – gli unici vestiti – curiosano in giro tra ombrelloni colorati e sdraio nuove. Nessun numero da chiamare, nessun nominativo da contattare. Una signora sulla sessantina sorride: “Qua i rom non ci stanno, di giorno almeno non si vedono, poi di sera chi lo sa. D’altronde non ci vuole niente a scavalcare quel cancello. Se non lo fanno, un motivo ci sarà”.

Angela, che ci indica in lontananza il palazzo in cui abita, in spiaggia insieme ai suoi bambini, dice che secondo lei “non è così improbabile che ci sia stato un accordo del genere”. “D’altronde i rom abitano il quartiere e vivevano proprio qua, prima di essere sgomberati”, osserva. “Certo, pure se fosse c’è da farsi una domanda: che hanno in cambio di questo ‘servizio’ che presterebbero?”.

La notizia è stata diffusa da Il Messaggero, sulla base delle dichiarazioni dell’architetto Simonetta De Ambris. Secondo quanto sostiene la dipendente comunale, la sicurezza del nuovo stabilimento tanto sponsorizzato dall’amministrazione grillina sarebbe in mano a tale “Zorro”, capo di una famiglia rom che per anni ha abitato quella porzione di sponda di Tevere.

A proteggere la spiaggetta Tiberis “ci pensano i rom, gli stessi nomadi che, ai tempi della bonifica dell’area, furono allontanati dalle capanne di fortuna innalzate tra i canneti”, scrive il quotidiano romano. “Ci siamo raccomandati a Zorro”. Così avrebbe risposto De Ambris domenica mattina a chi chiedeva informazioni sul sistema di sicurezza dello stabilimento.

Secondo il racconto della dipendente del Comune di Roma, l’uomo si sarebbe presentato all’inizio dei lavori della spiaggia e in quell’occasione si sarebbe offerto di garantire la sicurezza dell’area. Da cosa? Dalla rioccupazione da parte di altri gruppi rom.

Dichiarazioni pesanti, quelle dell’architetto, dipendente comunale, che Il Messaggero traduce come un “accordo tacito tra i responsabili della spiaggia e i rom del quartiere Marconi”. “Non ha chiesto soldi”, Zorro: avrebbe solo offerto l’insolito servizio.

Intanto è stato ascoltato anche Zorro, che, in un video, confermerebbe la versione dell’accordo. Secondo quanto riferisce l’uomo, gli altri rom sono stati invitati a non occupare l’area della spiaggia, per preservare una iniziativa ritenuta “bellissima”.

Dal canto suo, il Campidoglio, in una nota dell’assessora alla Sostenibilità Ambientale Giuseppina Montanari, condanna con fermezza le dichiarazioni dell’architetto e annuncia l’apertura di una indagine interna nei suoi confronti. “La persona che ha rilasciato alla stampa tali dichiarazioni – si legge – se ne dovrà assumere la responsabilità e dovrà risponderne a tutti gli effetti all’Amministrazione Capitolina e a tutti i cittadini di Roma”.

La sicurezza del piccolo stabilimento sulle sponde del Tevere è affidata, come assicurano dall’assessorato all’Ambiente, alla Polizia Locale. Due i nuclei speciali che lavorano per la sicurezza dell’area: GSSU e PICS, impegnati sul posto con una pattuglia per sorvegliare l’area nelle ore notturne: “Sulla linea della legalità non arretriamo di un millimetro”, si legge nella nota dell’assessore.

Legalità che per il Campidoglio si trasforma nella serie di sgomberi messi in atto sul territorio cittadino negli ultimi mesi. In fatto di campi rom e sgomberi, infatti, l’amministrazione si sta dando da fare. Tanto che l’impegno nella “regolarizzazione e nella normalizzazione” delle aree in cui sorgono insediamenti rom e sinti è diventato una delle bandiere dell’amministrazione Raggi.

“Siamo impegnati quotidianamente nel difficile compito di sgomberare insediamenti abusivi lungo il fiume perché è una nostra priorità mettere in sicurezza e restituire ai cittadini la piena vivibilità del Tevere e delle sue sponde, luoghi che rappresentano il cuore della città”, riferisce la nota.

L’area attrezzata Tiberis di Ponte Marconi diventa quindi “l’esempio concreto della nostra determinazione e del nostro impegno”. “Abbiamo bonificato e reso godibile un’area dove da decenni regnava l’abbandono”, aggiunge l’assessore. E infatti l’intervento di Ponte Marconi, come spiega ancora la nota, “si aggiunge agli altri importanti sgomberi effettuati, di cui gli ultimi due in ordine di tempo risalgono a poche settimane fa, realizzati in Via Asciano – Via Pian Due Torri e su Riva Ostiense”.

Per l’assessorato all’Ambiente di Roma la notizia dell’accordo tra Comune e rom sarebbe solo l’ennesimo attacco all’amministrazione. “Polemiche pretestuose, critiche esagerate e, oggi, anche dichiarazioni non corrispondenti al vero, rischiano di vanificare il grande impegno dell’Amministrazione e darla vinta a coloro che quelle aree le hanno occupate fino a pochi mesi fa”.

Poi, in calce, l’invito a “vivere la spiaggia, a frequentarla, ad organizzarvi tornei di beach volley o altre attività sportive e ricreative”. Andare in spiaggia, secondo il Campidoglio, è il modo migliore “per evitare che possa essere nuovamente occupata da insediamenti abusivi e illegali”.

La spiaggia è stata inaugurata lo scorso 4 agosto, in un insolito sabato uggioso. I lavori sono iniziati a maggio e lo stabilimento rimarrà aperto fino a ottobre. Poi l’attrezzatura verrà portata in deposito in attesa della prossima stagione e la spiaggia chiusa.

La Raggi beach – come è stata ribattezzata – porta l’amministrazione grillina verso una nuova bufera. Non soltanto per le accuse gravissime, che hanno suscitato la reazione feroce delle opposizioni, ma anche per una nuova grana che si palesa all’orizzonte, quella di Assotutela, che annuncia un esposto ai Nas proprio per la Tiberis. Una zona delicata dal punto di vista ambientale, quella in cui sorge la spiaggetta romana e non mancano i rischi igienico-sanitari.

C’è da capire se l’amministrazione di Roma Capitale abbia preventivamente proceduto alle bonifiche e alle disinfestazioni necessarie contro topi e blatte che popolano la zona. Tra possibili rischi per la salute dei cittadini e possibili accordi coi rom, Raggi Beach si sta trasformando in un boomerang, l’ennesimo, per l’amministrazione grillina.

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