“Amore mi manchi” scriveva lui, 13enne, alla professoressa. “Sono la tua fidanzata”, rispondeva lei. Dopo l’arresto della professoressa di 40 anni, accusata di aver avuto rapporti sessuali con il suo alunno di 27 anni più giovane, vengono fuori alcuni sms che, al momento, sembrano inchiodare la donna alle sue responsabilità.
Dopo la denuncia arrivata in procura, gli inquirenti avevano iniziato a pedinare e a mettere sotto controllo le comunicazioni dell’insegnante. Già in quella fase erano emersi elementi che avevano portato al provvedimento di arresto (la donna è ai domiciliari).
Il sequestro dei cellulari ha poi permesso di acquisire ulteriori prove su una relazione, quella tra il ragazzino 13enne e la sua professoressa delle medie, che il pm Davide Palmieri ha definito “affettiva con atti sessuali”.
L’arresto è scattato, sempre secondo i magistrati, a causa della “assenza di freni inibitori dell’insegnante”. Lunedì ci sarà l’interrogatorio di garanzia, nel corso del quale la donna potrà fornire la sua versione dei fatti.
La relazione tra l’insegnate e lo studente sarebbe durata per diverso tempo: il ragazzino ora è 14enne, ma aveva 13 anni quando sono cominciati i primi approcci. Messaggi, incontri, rapporti sessuali consumati nella macchina della donna e a casa sua.
La professoressa è separata e ha due figli. A quanto si apprende, nessuno all’interno della scuola si era reso conto della relazione clandestina in corso tra lei e il suo alunno.
La natura consenziente della relazione non alleggerisce le responsabilità penali dell’insegnante. La legge italiana infatti punisce “chiunque compie atti sessuali con persona che al momento del fatto non ha compiuto gli anni quattordici”.
In queste circostanze il rapporto sessuale è equiparato alla violenza sessuale, anche se il minore è consenziente. Le pene previste dalla legge sono molto severe: dai 5 ai 10 anni di carcere, ma si può arrivare a 16 se, come in questo caso, la persona adulta coinvolta svolge il ruolo di insegnante.