Il sottosegretario ai Trasporti ed esponente leghista, Armando Siri, si è reso protagonista di uno scontro in studio, durante la trasmissione televisiva In Onda, su La7. Al centro del dibattito i dati che dicono che l’Italia è uno dei paesi europei con il più basso numero di laureati.
“Ma chi se ne frega, chi ne se frega, chi se ne frega, chi se ne frega”, ha ripetuto più volte il sottosegretario quando il conduttore in studio gli ha fatto notare, appunto, che l’Italia è – tra i paesi “dell’Europa civile” – quello con il “più basso numero di laureati”.
Il punto, secondo Siri, è che non tutte le categorie di lavoratori hanno bisogno di studiare e prendere una laurea. O almeno questo sembra essere il concetto espresso durante l’acceso dibattito in studio.
Per il sottosegretario, in sostanza, “i laureati devono essere gli ingegneri, devono essere i medici, devono essere gli avvocati”.
Quando il conduttore gli ha fatto notare come ci siano persone laureate in lettere classiche che lavorano grazie al loro titolo universitario, Siri ha precisato: “Ma va benissimo, io amo le lettere antiche”. Però, secondo il sottosegretario ai Trasporti, “non possiamo fondare il Paese sulle lettere antiche”.
Secondo Siri, il punto è che ci sono persone che hanno altro tipo di competenze e che potrebbero entrare nel mondo del lavoro prima della laurea, magari già a 19 anni. “Chi oggi fa il ragioniere, il perito, il geometra, ha diritto ad andare a lavorare a 19 anni”; le sue parole.