Era il 16 giugno 2011 quando numerosi quotidiani della Locride, in Calabria, davano la notizia dell’arresto di Pietro Domenico Zucco, oggi 61enne di Riace.
Il suo nome alle cronache nazionali dice ben poco, se non collegato a quel volto che, in un video da oltre 300mila visualizzazioni sui social, critica il sindaco di Riace, Domenico Lucano, agli arresti domiciliari dal 2 ottobre 2018.
A postare il video, e a rendere famoso quel volto, è stato l’entourage del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che su Facebook ha scritto: “Se avete 2 minuti sentite cosa diceva questo cittadino di Riace parlando del sindaco”.
Il video si intitola “Sui profughi il sindaco mente, vi spiego perché” e a parlare è, appunto, Domenico Zucco.
Ma chi è questo comune cittadino che tanto comune non è?
Come denunciato anche dal giornalista Giulio Cavalli sul proprio account Facebook, Pietro Domenico Zucco è noto alle cronache per essere stato arrestato nel 2011 con l’accusa di essere un prestanome della ‘Ndrangheta per il clan Ruga-Metastasio. E poi condannato nel 2015 dalla Cassazione.
La cava di Stilo, in provincia di Reggio Calabria, di cui era rappresentante legale, secondo la Guardia di Finanza sarebbe infatti di proprietà di Vincenzo Simonetti, considerato uno degli uomini di punta del clan, in quell’occasione arrestato insieme a lui.
Nel video postato da Salvini, Zucco si lamenta di Mimmo Lucano, lo accusa di sperperare le risorse del Comune per i migranti e di aver abbandonato le famiglie di Riace.
L’operazione delle Fiamme Gialle che portò all’arresto di Zucco era partita come una verifica specifica per il contrasto al lavoro nero eseguita nei confronti della Euroservizi Ma.Gi.Ca., cooperativa specializzata in materiali edili.
Come spiegato nel comunicato stampa della Finanza, l’uomo era il rappresentate legale della cooperativa e aveva ricoperto un ruolo attivo nella società, coprendo di fatto l’operato di Vincenzo Simonetti.
La Euroservizi risultava affidataria di beni che erano stati confiscati a un’altra società, la Scavical, una ditta individuale anch’essa di fatto gestita da Simonetti tramite una prestanome, Maria Luisa Guarda.
Nel comunicato della Guardia di Finanza si sottolinea “la compiacenza di Pietro Domenico Zucco” nella “chiarissima elusione della normativa di prevenzione ad opera del Simonetti”.
Di Simonetti le Fiamme Gialle rimarcano il “costante coinvolgimento in vicende di criminalità organizzata”. “Della sua affiliazione alla cosca Ruga vi è traccia sicura rappresentata non solo dagli organi di polizia, ma anche soprattutto dalla condanna inflittagli dal Tribunale di Locri nel 1985 e 1996 sempre per partecipazione ad associazione di stampo mafioso”, si legge nel comunicato.
Pietro Domenico Zucco è stato anche vicesindaco a Riace, prima che Domenico Lucano diventasse sindaco. Ha gestito inoltre il noto ristorante la Scogliera, di proprietà di Cosimo Leuzzi, boss del posto, oggi al 41 bis: locale successivamente confiscato dalla Dda e affidato al Comune di Riace.
Inoltre Pietro Zucco non ha mai lavorato per Lucano, ma per un’altra associazione, “Los Migrantes” di Riace , il cui presidente era Salvatore Romeo, esponente del cosiddetto mandamento Ionico.
Non è dato sapere se Salvini e il suo entourage social, nel momento in cui hanno postato il video, fossero a conoscenza dell’identità dell’uomo intervistato. Di certo impone forti interrogativi il fatto che sulla pagina Facebook del ministro dell’Interno, nonché una delle più seguite d’Italia, sia stato dato credito alle parole di un uomo vicino alla ‘Ndrangheta.
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