Silvio Berlusconi, ex premier italiano, conferma che il suo partito, il Popolo della Libertà, continuerà ad appoggiare il fragile governo delle larghe intese, guidato da Enrico Letta.
L’ironia della sorte però vuole che lo stesso Letta sia vicesegretario del Partito Democratico, che affonda le sue radici proprio nel partito comunista, il principale spauracchio dal Cavaliere durante tutta la sua carriera politica.
“L’ossessione di Silvio Berlusconi: i comunisti erano grandi una volta. Ma ora lui sta rincorrendo dei fantasmi” titola un articolo del 6 agosto dell’International Business Times che descrive il Cavaliere in tutte le sue sfaccettature politiche e le sue vicende giudiziarie.
Berlusconi ha costruito la sua carriera politica in completata antitesi con il comunismo. Per molto tempo ha lanciato provocazioni contro la sinistra, giudicandola come il mostro nero della scena politica italiana.
Nel gennaio del 2005 infatti ha dichiarato che se il comunismo dovesse salire al potere, in Italia ci sarebbe miseria, terrore e morte.
Nell’ottobre del 2009, in una apparizione televisiva il Cavaliere ha affermato: “I pubblici ministeri e i giudici comunisti di Milano mi hanno attaccato più volte da quando sono entrato in politica”.
Tuttavia l’esperto di politica italiana e professore associato di storia presso la Scuola Maxwell, Syracuse University, Michael R. Ebner, in un’intervista rilasciata al giornale fa presente che il comunismo è solo un fantasma nella mente del Cavaliere.
Ebner ripercorre la storia del Partito Comunista Italiano e racconta i rapporti con Mosca e Washington facendo notare come il crollo dell’Unione Sovietica abbia portato al tramonto dell’ideale marxista e di conseguenza anche del comunismo.