Dopo lo sgombero di marzo scorso a via di Vannina, a Roma, sono in programma nuove operazioni contro le occupazioni abitative nella Capitale, e i censimenti propedeutici sono già iniziati.
Lo rivela un documento pubblicato il 17 maggio dalle associazioni AlterEgo e A Buon Diritto, che hanno effettuato un accesso agli atti per verificare se le modalità prescritte dalla circolare del ministero dell’Interno del settembre 2017 per gli sgomberi di edifici occupati a scopo abitativo siano state o meno rispettate nel caso di via di Vannina.
Sulla questione, le associazioni stanno effettuando ancora delle verifiche, ma intanto hanno deciso di pubblicare il protocollo operativo su censimenti e sgomberi delle occupazioni approvato nella seduta del Comitato Metropolitano per l’Ordine e la Sicurezza del 22 gennaio 2018.
In questa seduta, il Comitato ha definito “allarmante” il fenomeno delle occupazioni di edifici pubblici e privati e ha offerto dati ben precisi: 90 stabili occupati (64 con destinazione abitativa e 26 destinati a centri sociali o studentati) di cui 53 di proprietà di enti pubblici e 31 di privati.
Nella successiva seduta del 28 marzo, inoltre, il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza ha indicato quali sono gli immobili da sottoporre in via prioritaria a censimento, operazione propedeutica agli sgomberi e resa necessaria proprio dalla circolare di settembre 2017 per determinare eventuali situazioni di “fragilità”.
Si tratta di sei edifici, tra i quali anche l’ex fabbrica di penicillina a via Tiburtina 1040, dove attualmente vivono circa 600 persone, perlopiù migranti, che “sopravvivono in mezzo all’amianto, a rifiuti tossici e residui chimici”, come denuncia l’associazione AlterEgo – Fabbrica dei diritti, che parla di una vera e propria “favela” in cui “si assiste quotidianamente alla violazione dei diritti umani fondamentali”.
Nell’elenco ci sono poi occupazioni storiche della capitale come via Carlo Felice 69, a San Giovanni, o le scuole occupate di via Cardinal Capranica 37 a Primavalle e via dell’Impruneta 51 a Magliana.
Vengono menzionate inoltre le occupazioni di via Raffaele Costi e via Collatina 385, precisando che si effettueranno su queste ulteriori verifiche per valutare l’inserimento in un successivo elenco delle priorità di censimento.
“Bisogna evidenziare come, nella prassi che si è consolidata in questi mesi, la categoria delle “fragilità”, cui non corrisponde un preciso riferimento normativo nazionale, si è rivelata escludente e inefficace“, sottolinea l’associazione AlterEgo.
Nella categoria, infatti, sono rientrati solo ristretti gruppi di persone, come donne con minori, donne incinte, anziani malati. “La conseguenza diretta è stata quella per cui negli sgomberi di occupazioni abitative solo a queste soggettività è stata offerta una alternativa alloggiativa, spesso senza neanche rispettare il diritto all’unità dei nuclei familiari”, prosegue l’associazione.
Secondo AlterEgo, tutti gli occupanti che vivono in condizioni disumane e degradanti, come quelle descritte per via di Vannina, si trovano “in una condizione di estrema vulnerabilità e precarietà, che spesso comporta un forte disagio psico-fisico”. Per questo, la loro situazione “deve implicare, in ogni caso, una loro presa in carico”.
L’associazione denuncia inoltre che anche le soluzioni abitative alternative offerte alle persone con fragilità sono state inefficaci, dal momento che si è trattato di “meri centri istituzionali di accoglienza, per un tempo peraltro limitato (6 mesi)”.
Nessuna notizia, infine, della Cabina di regia istituita presso il ministero degli Interni, dalla circolare di settembre scorso, che avrebbe dovuto fare una ricognizione dei beni immobili privati e pubblici inutilizzati, compresi quelli sequestrati e confiscati, per poi elaborare un piano per il loro utilizzo e riuso a fini abitativi.
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