Opere contraffatte, è questa l’accusa rivolta al famoso critico d’arte. Sgarbi si difende: “Tutto questo è Pirandelliano e grottesco” e dichiara “questa inchiesta è da dilettanti”.
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L’indagine
Le opere sono state sequestrate dalla fondazione Archivio Gino De Dominicis, presieduta da Vittorio Sgarbi. L’indagine condotta dai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è durata tre anni sviluppandosi in tutta Italia.
Due persone sono finite agli arresti domiciliari, mentre ad altre due è stato imposto il divieto temporaneo di esercizio presso la fondazioneArchivio Gino De Dominicis, per richiesta del pm Laura Condemi. Le accuse mosse contro i 23 indagati sono di associazione per delinquere, contraffazione di opere d’arte e ricettazione.
Sgarbi sotto accusa
Tra questi spicca il nome di Vittorio Sgarbi. Da quanto emerso durante l’indagine dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Sgarbi avrebbe autenticato diverse opere false. Un’indagine giudicata dagli investigatori «particolarmente articolata e complessa», tanto che dura da tre anni e si è sviluppata attraverso l’intero territorio nazionale.
Secondo gli inquirenti, mediante la fondazione gli indagati sarebbero riusciti ad immettere numerose opere d’arte contraffatte all’interno dei canali leciti e regali del mercato di arte contemporanea. Sarebbe stato ritrovato anche diverso materiale atto alla falsificazione: le opere infatti venivano corrente di fraudolente certificazioni di autenticità.
La difesa del critico d’arte
Sgarbi ha dichiarato: “Siamo al livello più basso della capacità di un organo di garanzia e di tutela culturale, quelle opere sono tutte vero”.
Secondo lui “Quelle sono tutte opere originali”. Il sequestro sarebbe stato fatto, secondo Vittorio Sgarbi “in nome della seduzione amorosa di una persona che si è ritenuta l’unico erede e ha deciso di togliere la potestà di giudizio mia e di altri”.
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