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Gli sfollati di Genova a TPI: “Questo governo fa come Robin Hood, ma al contrario: siamo nel fango peggio di prima”

Ponte Morandi da via Fillak, Certosa

"Si pensa di liquidare un disagio, un dolore con quattro baiocchi. Siamo inferociti": gli sfollati di Genova pronti alle proteste

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 12 Ott. 2018 alle 16:37

“Ho ricevuto una copia dell’emendamento del governo e spero ardentemente che sia un fake, perché io ho fatto due conti e mi sembra che l’abbia proposto il signore di Nottigham. È un Robin Hood al contrario”. A parlare a TPI è Franco Ravera, presidente del Comitato degli sfollati di via Porro, che insieme alle altre 565 persone fuori di casa aspetta ancora che dal governo arrivino segnali positivi per chi vive costretto fuori casa dopo il crollo del ponte Morandi.

Intanto gli sfollati incontrano il presidente del Senato Casellati, ma Ravera si dice “inferocito”. Da una persona vicina al governo ha ricevuto una bozza dell’emendamento al decreto Genova che dovrebbe andare incontro agli sfollati, ma dentro di notizie positive neanche l’ombra. “Mi sembra che ci stiano prendendo in giro”, aggiunge con voce dura.

Il decreto presentato dal governo con evidente ritardo – dopo oltre quaranta giorni di attesa – non era piaciuto per niente agli sfollati, che avevano insistito perché si arrivasse a modifiche concrete che tenessero conto delle esigenze reali dei 151 nuclei familiari fuori casa.

“Ho fatto due conti sul comma 2 dell’articolo 1bis: si legge che sono corrisposti euro 2.025 per metro quadrato, che tiene conto del valore venale dell’immobile, delle spese dell’acquisto, nonché per ciascuna unità del Pris (Programmi regionali di intervento strategico, ndr) quantificato in 45mila e dell’unità di sgombero pari a 36mila euro. Allora, senza essere un ragioniere, verrà fuori che la casa sarà valutata meno di quanto oggi vale”.

“Questo è da signore di Nottingham. Che leggano bene i giornali e la storia, perché qui siamo al Robin Hood al contrario. C’è un nonché che ci frega. Perché se ci fosse stato un inoltre, sarebbe stata una cifra generosa. Ma così com’è ritorniamo non al punto di partenza, ma ancora prima. Siamo nel fango totale. Spero che questa bozza sia sbagliata, spero che ci sia un errore come nella prima, che sia scritta male”, spiega ancora Ravera.

“Le forze politiche sono venute qui a incontrarci per parlarne e anche loro si sono stupiti, perché da una prima lettura questo ‘nonché’ sembra un’aggiunta, ma in realtà è una sottrazione”, continua il presidente degli sfollati. “Andremo a perderci, così. Dopo 62 giorni che siamo qua, si pensa di liquidare un disagio, un dolore con quattro baiocchi”.

La rabbia del presidente degli sfollati non è solo verso un governo che latita e continua a sbagliare, ma è indirizzata anche verso Autostrade: “Autostrade fa due pesi e due misure. Domani presumo ci sarà la riunione con il sindaco, ma se domani non abbiamo nessuna indicazione contraria, io dovrà dire le cose come stanno e cioè provare a organizzare le forme più opportune di protesta”.

Hanno già iniziato a manifestare, gli sfollati. Lunedì 8 ottobre sono scesi in piazza insieme agli abitanti della Val Polcevera, hanno sfilato in corteo per chiedere la riapertura delle strade, ma anche attenzione a lavoro e sanità. Vogliono risposte e le vogliono entro un mese, “altrimenti blocchiamo Genova”. Il governo dal canto suo ha risposto per bocca del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: “Il decreto sarà migliorato, ma non contestatelo perché è scritto con il cuore”.

Intanto – col cuore o meno – i conti non tornano, gli sfollati aspettano e la via sotto al ponte crollato resta ancora una cicatrice aperta nel cuore della città.

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