“C’è una paura dell’altro. In particolare gli uomini sono impauriti da alcune donne che mostrano un’aggressività castrante e lamentano questo aspetto. La donna per loro si trasforma quasi in un orco che li divora e per proteggersi abbandonano la relazione reale e si rivolgono a una surrogata. Questo quando c’è una vera e propria relazione con una bambola”.
Dopo il successo da overbooking del bordello di “sex dolls” aperto a Torino (poi chiuso per attività illecita), con Fabiana Salucci, psicologa e psicosessuologa, TPI ha cercato di capire quali siano le motivazioni che spingono sempre più uomini a cercare sex dolls, o meglio, real dolls.
Fabiana Salucci collabora con Fabrizio Quattrini, presidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica. Insieme stanno cercando di approfondire questa tematica contattando le aziende produttrici di real dolls.
Quella che apparentemente può sembrare una parafilia, e quindi un’attrazione erotico-sessuale atipica verso queste bambole, spesso nasconde gravi difficoltà e/o incapacità nel relazionarsi con l’altro nella realtà.
Il tema è al centro del seminario “Sex Real Dolls: Uomini che amano le Bambole”, il 10 ottobre 2018 a Roma, nella sede dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica (qui l’evento completo).
Perché sempre più uomini cercano le sex dolls?
Uomini che vengono da esperienze negative e deludenti hanno deciso di rifugiarsi in questo mondo artificiale, dove si sentono protetti. La bambola evita tutte le fasi del corteggiamento, favorisce il sesso ed evita il rischio del fallimento e del rifiuto.
Molti acquirenti di sex dolls che hanno comprato la bambola per scopi masturbatori sessuali affermano che, dopo un po’ di tempo, non utilizzano la bambola per farci sesso, ma come una dama di compagnia, sottolineano molto l’aspetto emotivo.
La presenza della bambola dona loro un senso di appartenenza, emozioni positive, alcuni dicono che ha migliorato loro l’umore, donando un senso di benessere generale.
L’età delle persone che acquista sex dolls va dai 30 ai 65 anni, il genere è prevalentemente maschile.
Si può parlare di un disturbo?
L’utilizzo della bambola di gomma può essere inquadrato nel tema delle cosiddette parafilie, ossia forme di sessualità atipica, non convenzionale, che si discostano da ciò che viene considerato “la normalità”.
Esiste la parafilia e il disturbo parafilico. La prima è una forma di sessualità atipica, ma viene vissuta in serenità dal soggetto. Non gli crea disagio, sofferenza, non fa del male, né a lui, né ad altre persone.
Nel disturbo parafilico queste bambole diventano un oggetto di dipendenza, creano disagio, sofferenza: la persona vive male questa situazione.
Perché si fa questa differenza?
Perché la bambola, se vissuta con serenità, possiamo considerarla come un qualunque sex toys: l’utilizzo della bambola viene vissuto come un alleato erotico in grado di eccitare l’uomo, o all’interno della coppia come un qualcosa che può ravvivare il rapporto.
Se diventa una droga che può creare dipendenza, allora lì si parla di disturbo e c’è bisogno di un intervento psicoterapeutico.
La casistica pende a favore di cosa?
Purtroppo qui in Italia è un fenomeno che crea molta stigmatizzazione, per cui le persone che utilizzano queste bambole non si rivelano. Ma la domanda di bambole c’è, pensiamo ad esempio al bordello di Torino che aveva ottenuto molte richieste. La domanda c’è.
Come mai c’è un interesse così alto?
Alla base sembra esserci un vuoto emotivo, c’è la necessità di una compagna fissa che garantisca una stabilità e delle certezze.
L’uomo si appella al mondo del sintetico e del tecnologico per sfuggire da rapporti umani che vive come distruttivi e abbandonici.
Le bambole li rassicurano, grazie ad esse non sentono la pressione e le pretese che provengono dall’altro. Sono “partner” perfette, in quanto non si aspettano niente e soprattutto non sono lì pronte a giudicare. È questo il segreto del loro successo.
Anche se parliamo di un oggetto inanimato?
C’è un’attrazione verso un oggetto inanimato perché la presenza di queste bambole offre la garanzia di una presenza costante.
Con la bambola il soggetto non vivrà mai l’esperienza della perdita. Sono persone che rifiutano l’amore e l’incontro con l’altra persona – questo sempre quando parliamo di vere e proprie relazioni con la bambola.
Il loro ragionamento è: meglio dipendere da un oggetto inanimato, sul quale posso avere un totale controllo, piuttosto che da un soggetto libero, che non posso controllare e che può fuggire via e abbandonarmi.
Privilegiano un rapporto unilaterale, in grado di garantire stabilità e certezze.
Sono persone che vengono da relazioni fallite?
Nel caso del disturbo parafilico c’è in realtà una difficoltà nel relazionarsi con una persona diversa da sé.
Alla base può esserci una bassa autostima, non si sentono all’altezza di poter competere con l’altro, instaurano rapporti a senso unico, in questo caso con un surrogato. Possono utilizzare la bambola anche come un modo per fare pratica del proprio repertorio sessuale, la bambola non giudicherà mai le loro prestazioni sessuali.
Ma non sarà mai come avere una persona reale accanto.
La bambola però non ti giudicherà mai. In una relazione uomo-bambola c’è proprio il fattore psicologico del controllo e della dominazione. Qualsiasi cosa io possa fare non c’è un feedback, non mi sento giudicato, quindi posso anche sbagliare e sentirmi libero di farlo.
C’è una paura dell’altro. In particolare gli uomini sono impauriti da alcune donne che mostrano un’aggressività castrante e lamentano questo aspetto. La donna per loro si trasforma quasi in un orco che li divora e, per proteggersi, abbandonano la relazione reale e si rivolgono a una surrogata. Questo quando c’è una vera e propria relazione con una bambola.
Quando la bambola viene utilizzata come un qualunque sex toys non è previsto un intervento clinico, perché non è considerato un disturbo.
Anche le donne fanno richiesta di sex dolls?
Sono nettamente inferiori le richieste, perché per la donna fattori quali il contatto fisico, il sentirsi desiderata, il confronto, sono fondamentali.
Questa facilità con cui si può disporre di una riproduzione fedele di un corpo femminile incentiva un aumento della violenza?
Purtroppo nel caso in cui c’è un disturbo parafilico – pensiamo al caso del Giappone, in cui c’è stata la richiesta di bambole dalle fattezze infantili – alcuni hanno detto che potrebbero essere utilizzate per allontanare i pedofili dall’agire in situazioni reali.
Io non la vedo assolutamente come una soluzione: anzi, la persona che soffre di disturbo pedofilico potrebbe usare la bambola non come una sorta di sostituto, ma come una sorta di palestra: io affino le mie strategie, che poi metterò in atto nella vita reale.
Questo può accadere quindi anche per le violenze sulle donne?
Se alla base c’è un disturbo, ad esempio da sadismo sessuale, io potrei sfogare tutta la mia aggressività nei confronti di una bambola, aggirando tutte le problematiche etiche e morali che a persone del genere nella realtà comporterebbero.
Se in realtà quella bambola va ad alimentare un disagio interiore, la probabilità che poi queste persone possano mettere in atto atteggiamenti pericolosi nella vita reale c’è.
Tutto dipende da come vengono utilizzate, ripeto. Se viene utilizzato come un banale sex toys, lì parliamo di sessualità atipica. Alcuni anche solo con la parafilia chiedono il supporto psicologico perché non si sentono accettati.
Però una cosa è un oggetto singolo e una cosa è avere una fedele ricostruzione di una donna.
Certo la società è molto spaventata da queste bambole sempre più antropomorfe. Vengono realizzate benissimo. Se non creano danni ad altri restano nella sfera della parafilia. Se l’individuo non riesce a costruire legami diventa un disturbo.
Ora stanno creando anche le bambole con l’intelligenza artificiale. Alcuni non vogliono interagire con la bambola ma altri cominciano a cercare dei veri e propri cyborg.
Lì diventa impossibile annoverarle tra i sex toys.
Se restano nell’ambito del controllo, no. Alcuni richiedono pezzi singoli della bambola: l’importante è non confondere la parafilia con il disturbo parafilico. Lo afferma il dsm 5 ( manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) che fa questa differenza.