Sentenza appello Mafia capitale: la decisione di oggi | Condannati Buzzi e Carminati
14 anni e 6 mesi di carcere all’ex terrorista Massimo Carminati, 18 anni e 4 mesi all’ex dirigente cooperativo Salvatore Buzzi.
Queste la sentenza emesse martedì 11 settembre 2018 dalla Corte d’Appello di Roma al termine del secondo grado di giudizio sul caso Mafia Capitale, noto anche come Mondo di Mezzo.
Il verdetto è stato letto dai giudici poco dopo le 14 nell’aula bunker di Rebibbia. Quarantasei, in tutto, gli imputati.
La Corte d’Appello ha stabilito che si tratta di mafia, riconoscendo il 416 bis e ribaltando così la sentenza di primo grado che non aveva riconosciuto l’associazione di stampo mafioso.
Nel primo processo l’aggravante mafiosa cadde perché non era possibile l’applicazione letterale del 416bis del codice penale.
Rispetto al primo grado sono state ridotte le pene per i due maggiori imputati, 5 anni e 5 mesi in meno per Carminati e 6 mesi in meno per Buzzi.
Alla sbarra, oltre a Carminati e Buzzi, anche Riccardo Brugia, ex braccio destro dello stesso Carminati, l’ex consigliere regionale di Forza Italia Luca Gramazio, l’ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, l’ex membro del tavolo nazionale di coordinamento sui migranti Luca Odevaine, l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma Mirko Coratti.
La sentenza d’appello è arrivata a poco più di un anno dal verdetto di primo grado, emesso il 20 luglio 2017, che aveva visto inflitte condanne pesante agli imputati ma aveva sostanzialmente respinto la tesi dell’associazione di stampo mafioso.
In primo grado Massimo Carminati era stato condannato a 20 anni e Salvatore Buzzi a 19 anni, Riccardo Brugia a 11 anni, Luca Gramazio a 11 anni, Franco Panzironi a 10 anni, Luca Odevaine a 6 anni e 6 mesi e Mirko Coratti a 6 anni.
I giudici del tribunale di Roma ritennero sussistente un sistema corruttivo, ma non considerarono valida l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso sostenuta dai pm.
Il processo ruota intorno al presunto clan, al cui vertice stavano Carminati e Buzzi, che grazie ai legami con alcuni politici locali era in grado di pilotare il sistema degli appalti a Roma anche attraverso attività di riciclaggio, estorsioni e false fatturazioni.
Sentenza appello Mafia capitale | Chi è Massimo Carminati
Massimo Carminati è un criminale di lungo corso: ex membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), ebbe legami con la Banda della Magliana e ha subito diverse condanne, tra cui quella per il maxi-furto al caveau della Banca d’Italia avvenuto nel 1999.
Nato a Milano nel 1958, Carminati si è trasferito con la famiglia negli anni Sessanta.
Negli anni di piombo si è avvicinato all’organizzazione terrorista di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR). Nel 1981, durante uno scontro a fuoco con la polizia in seguito alla sua evasione dal carcere, è rimasto ferito al volto e ha perso l’uso dell’occhio sinistro.
Dopo gli anni della militanza politica, si è avvicinato alla Banda della Magliana.
È stato assolto dall’accusa di omicidio per la morte del giornalista Mino Pecorelli e dall’accusa di depistaggio nell’ambito della strage alla stazione ferroviaria di Bologna.
Nel 2010 è stato condannato in via definitiva a 4 anni di carcere per il furto al caveau della Banca d’Italia di 50 miliardi di lire in oro e gioielli, oltre a diversi documenti riservati appartenenti a giudici e pubblici ministeri che sarebbero serviti per ricattare alcuni magistrati.
Sentenza appello Mafia capitale | Chi è Salvatore Buzzi
Salvatore Buzzi è il fondatore della cooperativa 29 Giugno, usata secondo gli inquirenti per distrarre ingenti quantità di denaro a favore suo e dei sodali del suo clan.
Nato a Roma nel 1955, Buzzi è stato condannato a 30 anni di carcere nel 1980 per aver ucciso un suo collega di banca con cui organizzava alcuni furti.
In prigione Buzzi si è laureato e si è distinto come un detenuto modello.
Nel 1985 ha fondato la cooperativa 29 giugno, che si occupa di dare lavoro a detenuti. Nel 1994, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli ha concesso la grazia.
Sentenza appello Mafia capitale | Il caso: tutta la storia del Mondo di Mezzo
La possibile esistenza di un’organizzazione criminale nota con il nome Mafia Capitale è emersa con l’operazione degli inquirenti Mondo di mezzo ed è divenuta nota il 3 dicembre 2014, quando furono arrestati Buzzi, Carminati e decine di altre persone tra cui l’ex capo di gabinetto del comune di Roma Luca Odevaine, l’ex amministratore di Ama Franco Panzironi e l’ex amministratore delegato di Eur spa Riccardo Mancini (morto nel giugno 2018 dopo che la sua posizione era stata archiviata).
Una seconda ondata di arresti nell’ambito dell’inchiesta arrivò nel giugno 2015, quando altre 44 persone finirono in manette, tra cui diversi esponenti politici locali.
Secondo gli inquirenti, tra queste persone sarebbe esistito un sodalizio criminale attivo in vari settori, ottenendo soldi pubblici con l’assistenza ai migranti ed ottenendo appalti e finanziamenti grazie alle persone a loro vicine nelle istituzioni, talvolta senza sapere di essere usate dai membri dell’organizzazione.