Alle 2:30 di notte del 23 dicembre 2018 l’aula del Senato ha approvato il testo della legge di Bilancio con un voto di fiducia sul Governo: 167 voti a favore e 78 contrari; 3 gli astenuti, tra cui il senatore a vita Mario Monti e il parlamentare M5S Gregorio De Falco.
Il Pd aveva annunciato che avrebbe compiuto un ricorso alla Corte Costituzionale (qui i dettagli sulla protesta delle opposizioni).
Il testo appena approvato al Senato torna ora alla Camera per la terza lettura, in programma il 28 dicembre.
Nella versione finale del provvedimento sono confermate alcune delle misure principali ma arrivano anche delle novità.
A partire dalla sforbiciata al fondo per gli investimenti che passa dai 9 miliardi in tre anni inizialmente previsti a 3,6 miliardi. Il governo assicura però che non ci sarà alcun “taglio agli investimenti. Nel passaggio al Senato, le risorse destinate nel prossimo triennio agli investimenti restano invariate, per un valore complessivo di circa 15 miliardi”.
La nuova versione della manovra ha suscitato inoltre i dubbi dell’Ufficio parlamentare di bilancio: la nuova stima di crescita del Pil all’1 per cento per il 2019 (a fronte dell’1,5 per cento precedente) è ora “plausibile, pur presentando non trascurabili rischi di revisione al ribasso”. Questi “risultano amplificati se si considerano le previsioni per il 2020 e 2021”.
L’Upb mette in guardia anche sui saldi: senza gli aumenti dell’Iva previsti nelle nuove clausole di salvaguardia, il deficit italiano nel 2020 e nel 2021 arriverà alla soglia limite del 3 per cento “con evidenti rischi sulla sostenibilità futura della finanza pubblica”. Qui tutte le ultime notizie sul governo e la politica.
Come si è arrivati fin qui
Il via libera è arrivato tra le proteste delle opposizioni che hanno lamentato di aver avuto poco tempo per esaminare il testo frutto dell’accordo tra il Governo e la Commissione europea.
La discussione generale sul provvedimento è ripresa nella mattina del 22 dicembre, mentre nel pomeriggio si è passati alla presentazione in Aula del maxi-emendamento. La prima chiama invece era stata fissata per le 23, a cui ha fatto seguito il voto.
Dopo l’approvazione del Senato, la legge di Bilancio passa all’esame della Camera, che voterà il testo della manovra il 28 e 29 dicembre per il via libera definitivo.
L’8 dicembre la Camera aveva già dato il primo ok alla manovra, che era quindi passata al vaglio del Senato.
Il 19 dicembre era invece arrivato il responso della Commissione Ue, che aveva dato il via libera all’accordo raggiunto con il governo italiano sulla manovra, decidendo anche di non avviare la procedura per deficit eccessivo.
Il giorno prima era già arrivata la notizia informale del sostegno dell’Ue alle modifiche alla manovra effettuate dall’esecutivo italiano, importante segnale di distensione dopo un botta e risposta andato avanti per mesi tra Bruxelles e Roma.
Una volta incassata l’approvazione della Commissione, il governo ha chiesto nuovamente il voto di fiducia sulla manovra per accelerare i tempi già abbondantemente stretti. Infatti i giorni rimasti prima della scadenza prevista per l’approvazione di questa legge, il 31 dicembre, sono ben pochi.
Cosa succederebbe se la legge di Bilancio non fosse approvata entro la scadenza? In questo caso scatterebbe, oltre all’aumento dell’Iva al 24,2 per cento a causa della mancata sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, l’esercizio provvisorio (qui abbiamo spiegato di cosa si tratta).
Il calendario della manovra:
Tra il 23 e il 31 dicembre: atteso il via libera definitivo alla legge di bilancio. Il Consiglio dei ministri potrebbe approvare il decreto sul reddito di cittadinanza
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