L’analisi dei costi e benefici sulla Tav Torino-Lione non mette d’accordo. Lo scontro non si placa tra Lega e Movimento 5 Stelle ma il conflitto prosegue anche all’interno della stessa commissione che ha preparato la relazione sugli effetti implicati dalla linea ferroviaria ad alta-velocità. E che ha stimato una perdita netta allo Stato tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. [Qui tutto quello che c’è da sapere sulla Tav]
Il documento, infatti, è stato firmato da cinque dei sei esperti nominati dal governo: l’unico ad astenersi è stato Pierluigi Coppola, docente di Ingegneria all’Università di Tor Vergata, nominato dal precedente ministro dei Trasporti, che ha dichiarato al Corriere della Sera di non trovarsi d’accordo con la metodologia usata dalla commissione, presieduta da Marco Ponti, noto da tempo per le sue posizioni contro la Tav e che, già nelle scorse settimane, aveva fatto capire che la sua analisi avrebbe portato a esiti negativi.
L’audizione in Senato – Mercoledì 13 febbraio 2019, si è aperta l’audizione in commissione Traporti alla Camera di Marco Ponti, presidente della commissione che ha esaminato il progetto. Nonostante abbia rintracciato alcune criticità nel metodo utilizzato, Ponti ha difeso l’analisi costi-benefici. “Non è un strumento perfetto”, ha voluto sottolineare in quanto non tiene in considerazione alcuni parametri, come il saggio di sconto. Ma, presi in considerazione alcuni difetti, il metodo “è quello assolutamente dominante”. E, ha aggiunto, “se uno ne trova uno più diffuso o migliore prende il premio Nobel e ce lo viene a raccontare”.
Accusato di essere stato ideologico per le sue posizioni nei confronti della Tav, Ponti ha precisato di rivendicare la neutralità del suo lavoro. “Questo progetto ha sofferto di un carico ideologico molto elevato in questi mesi e in questi anni”, ha dichiarato, sostenendo che “è meglio fare i conti che non agire o decidere in base all’arbitrio del principe. I conti migliorano il dibattito democratico”.
Il dissidente Pierluigi Coppola – È l’unico membro della commissione che non ha sottoscritto l’analisi costi-benefici sulla Tav. Pierluigi Coppola, docente di Ingegneria all’Università di Tor Vergata ed ex professore del Mit di Boston, ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera di non avere condiviso la metodologia usata dalla commissione e di averlo fatto presente in una nota consegnata al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Considerato l’unico dei componenti della commissione a non avere chiari trascorsi di contrarietà all’opera che è stato chiamato a valutare, nel suo ruolo di “tecnico abituato a valutare gli investimenti in opere pubbliche seguendo metodi oggettivi”, Coppola ha definito la metodologia usata fallace.
Secondo l’unico astenuto, sono stati usati approcci diversi, seguendo in alcuni punti le linee guida della Commissione europea per poi discostarsi molto da quanto “adottato da tutti i paesi europei sulle analisi costi benefici e da quelle italiane che riguardano la valutazione degli investimenti pubblici”. Non solo. Coppola ha spiegato che durante i lavori i confronti sono stati serrati, anche a causa di una “evidente differenza di impostazione”. Alla fine, ha aggiunto, è stato usato il “metodo del professor Ponti”.
I punti critici sono tanti, secondo Coppola, e un esempio è rappresentato dall’inserimento “nei costi del mancato incasso delle accise sui carburanti. Ho dato al ministro un mio parere. Non voglio entrare nel dettaglio. Ma gran parte delle questioni di metodo sono già state messe in evidenza da molti miei colleghi che ne hanno scritto su numerosi organi di stampa”.
L’analisi dei costi-benefici – Secondo l’analisi costi-benefici sulla linea alta velocità Torino-Lione, il progetto sarebbe un “enorme spreco di soldi pubblici. I costi superano i benefici di una cifra compresa tra i 7 e gli 8 miliardi”. Secondo la commissione di esperti guidata dal professor Marco Ponti, ci sarebbe una sproporzione di costi di almeno 5,7 miliardi rispetto ai benefici e c’è il rischio che il divario arrivi a toccare gli 8 miliardi.
Nel caso in cui il governo dovesse decidere di non realizzare più l’opera, tra penali e rimborsi il costo massimo sarebbe di 4,2 miliardi. La stima è stata fatta sommando gli importi contenuti nella Relazione tecnico giuridica dell’analisi sulla Tav e in molti casi gli importi indicati come massimi difficilmente saranno raggiunti. In ogni caso, i tecnici specificano che determinare in maniera netta i costi è difficile perché ci sono variabili dipendenti da “più soggetti sovrani”.
Lo scontro politico – Il vicepremier Matteo Salvini e la Lega hanno più volte affermato di essere favorevoli alla costruzione della Tav, aggiungendo che in casi di dissidi sottoporrebbero la questione agli elettori tramite un referendum. Fortemente contrario alla costruzione dell’opera è il Movimento 5 Stelle: i pentastellati, durante la campagna elettorale, avevano fatto della contrarietà alla linea ad alta velocità un elemento identificativo e potrebbe essere complesso rinunciare ora a una delle loro battaglie storiche.
Dai sostenitori della Tav, la relazione ha ricevuto critiche negative perché non sarebbe stato dato un sufficiente peso ai risparmi in termini di inquinamento e minori incidenti stradali. “Uno studio cieco e inaffidabile totalmente guidato e pilotato dalla politica”, ha commentato il capogruppo del PD alla Camera, Graziano Delrio.
Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ha affermato che la costruzione della Tav “è una grande occasione per dare lavoro a 50mila persone”.