Il 18 settembre si è consumato un botta e risposta mediatico tra il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio, e il collega dell’Economia, Giovanni Tria, sulla manovra finanziaria del governo.
Il ministro Tria deve evitare che l’Italia aumenti il suo debito pubblico, pur trovando le risorse per flat tax e reddito di cittadinanza, le due misure più importanti presenti nel contratto di governo.
“Bisogna andare oltre la flat tax riducendo il carico fiscale sulla classe media”, ha dichiarato Giovanni Tria, durante il Forum Bloomberg a Milano, dove ha rilanciato il piano di riduzione del carico fiscale.
“Siamo ad uno studio molto avanzato che ridurrà il carico fiscale sulla classe media mantenendo il budget gestibile”. “Vogliamo realizzare una crescita solida e sostenibile. Gli investimenti pubblici debbono tornare ad essere il 3 per cento del Pil nel breve periodo”.
Le dichiarazioni del ministro dell’Economia non sono state accolte positivamente da Luigi Di Maio, che preme perché le risorse per il reddito di cittadinanza vengano trovate presto.
Lo scontro tra i due ministri è stato tale per cui sono iniziate a circolare voci sulla richiesta da parte del vicepremier pentastellato delle dimissioni del ministro Tria.
“Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria”, ma “voglio che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà”.
Questo è stato il commento espresso in giornata dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, che ha così respinto anche le indiscrezioni secondo cui Di Maio avrebbe accusato il ministro Tria di non voler trovare le risorse per i provvedimenti voluti dai 5 Stelle.
Di Maio ricorda che “gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare”.
“Lo Stato è già in ritardo di 20 anni, ci sono famiglie italiane con figli in momentanea difficoltà, giovani senza lavoro, pensionati che con 500 euro non mangiano. Iniziamo a dare i soldi a loro”, ha continuato il ministro Di Maio.
Lo scambio di battute e le indiscrezioni circolate il 18 settembre sono solo l’ultima tappa di una tensione instauratasi da giorni tra il ministro del Lavoro e l’omologo Tria, che potrebbe mettere a repentaglio l’attuazione del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento.
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