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“Le minacce di Ryanair hanno terrorizzato piloti e assistenti di volo: potrebbe non scioperare nessuno”

Raffaele Meola, uno dei sindacalisti della Fit Cisl che più da vicino segue Ryanair, spiega a TPI come la lettera inviata dalla compagnia irlandese ha cambiato la volontà dei dipendenti che volevano scioperare

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 14 Dic. 2017 alle 20:40 Aggiornato il 27 Mar. 2018 alle 19:40

Nei giorni scorsi, l’Anpac ha proclamato uno sciopero del personale di Ryanair di 4 ore dalle 13.00 alle 17.00 indetto per il prossimo 15 dicembre. Il sindacato chiede l’applicazione del contratto collettivo di lavoro.

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L’azienda leader nel trasporto aereo low cost, però, non ha tardato a far sentire la propria voce, inviando ai suoi dipendenti una lettera in cui li invitava, in modo poco velato, a non prendere parte allo sciopero. Pena cambio dei turni lavorativi, trasferimenti o perdita di aumenti di paga.

Se da un lato le poco velate minacce di Ryanair hanno da subito ottenuto una reazione da parte del mondo politico italiano, dall’altra sono riuscite a intimidire in modo consistente il personale dell’azienda.

Le previsioni di adesione allo sciopero si attestavano al 28 per cento, ora quella percentuale rasenta lo 0 per cento.

Raffaele Meola è uno dei sindacalisti della Fit Cisl che più da vicino segue Ryanair, e spiega a TPI cosa ha cambiato quella lettera nelle volontà dei dipendenti che volevano scioperare.

“Lo sciopero, inizialmente previsto per ottobre, era stato poi differito a novembre e poi definitivamente a dicembre. Avevamo chiesto a Ryanair un incontro per stabilire i servizi minimi garantiti ma non siamo stati convocati”.

“Poi, il 12 dicembre, è arrivata la lettera che ha scatenato il terrore tra i piloti”, spiega Meola.

Le agitazioni sindali e le astensioni dal lavoro sono state proclamate anche dai piloti della compagnia basati in Irlanda e in Germania, le motivazioni riguardano sia la necessità di un contratto collettivo che tuteli i lavoratori, sia la mancanza di tutele sociali.

“I piloti e gli assistenti di volo non hanno né tutele sociali né tutele contrattuali. Non hanno TFR, né ferie e sono sottoposti a pesanti pressioni psicologiche”.

“Non sono coperti per malattia o infortunio. Dopo la lettera si sono spaventati tutti, tanto che quelle previsioni che davano un’adesione allo sciopero del 28 per cento dei 300 piloti Ryanair, ora rasentano lo zeo per cento”, prosegue Meola.

Raffaele Meola spiega che le principali paure non riguardano un possibile licenziamento diretto, ma le ripercussioni sulla vita lavorativa che indurrebbero i dipendenti alle dimissioni.

“Gli assistenti di volo non aderiranno perché hanno paura di essere trasferiti su altri hub, o di non ricevere aumenti o promozioni. Il trasferimento su un altro hub costringe di fatto il lavoratore a dare le dimissioni. Questo è il metodo adottato dalla compagnia per ‘punire’ i dipendenti che si sono ribellati”, spiega Meola.

“Dopo le nostre richieste, Ryanair non ci ha convocato e non si è presentata al ministero dei Trasporti per il confronto, ma noi non demordiamo”, conclude Meola.

Il caso Ryanair scuote il settore: infatti, oltre al blocco dei voli della compagnia irlandese in partenza dall’Italia tra le 13 e le 17, incroceranno le braccia i dipendenti della low cost Vueling e i controllori di volo dell’Enav per un mix di proteste che potrebbe causare effetti devastanti sul traffico nei cieli anche nel resto d’Europa.

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