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A Sarajevo il primo Gay Pride nella storia della Bosnia: migliaia di persone in piazza

Alcuni attivisti LGBT durante la marcia a Sarajevo (Credits: ELVIS BARUKCIC / AFP)
Di Carmelo Leo
Pubblicato il 9 Set. 2019 alle 23:00 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 19:52

Sarajevo, primo Gay Pride nella storia della Bosnia: migliaia di persone in piazza

Quello di domenica 8 settembre 2019 è stato un giorno storico per la Bosnia-Erzegovina: a Sarajevo, infatti, si è tenuto per la prima volta il Gay Pride. Una grande conquista per il mondo Lgbtq, in una città che era rimasta l’unica capitale dei Balcani a non avere mai organizzato la manifestazione.

Così, il corteo organizzato lungo le principali vie e piazze di Sarajevo si è trasformato in un forte momento di libertà per la comunità omosessuale, nonostante un massiccio schieramento di poliziotti e forze dell’ordine dovuto a una serie di minacce arrivate nei giorni precedenti da alcuni gruppi omofobi.

Niente però ha potuto fermare la gioia degli oltre duemila manifestanti (molti di più dei 500 previsti inizialmente): con bandiere arcobaleno, cartelli, palloncini e tanta gioia, uomini e donne hanno fatto il giro della città, sperimentando per la prima volta nella loro vita cosa si prova a sfilare nella propria città per lanciare un urlo contro ogni tipo di violenza e discriminazione.

Gay Pride Sarajevo, l’inno alla libertà sessuale

Si sono ritrovati vicino alla “fiamma eterna”, il memoriale costruito nel secondo dopoguerra in omaggio ai caduti dopo la liberazione di Sarajevo dai nazisti. E tutti insieme i manifestanti hanno marciato, superando l’imbarazzo di dover passare attraverso tornelli e controlli di sicurezza, in difesa della libertà sessuale. Lungo la centralissima via Tito e poi dritto, fino al palazzo del Parlamento.

Un ragazzo mostra un cartello con la scritta “Io merito una vita senza violenza” durante il Gay Pride di Sarajevo (Credits: ELVIS BARUKCIC / AFP)

Non sono mancati anche slogan a favore dell’immigrazione: “Refugee welcome”, recitava un cartello esposto dai manifestanti. Perché le discriminazioni subite dagli omosessuali e dagli stranieri saranno anche diverse nelle argomentazioni, ma generano la stessa sensazione di emarginazione.

Intorno alle due del pomeriggio, poi, la folla ha iniziato a lasciare l’area del Parlamento bosniaco. Le istruzioni di sicurezza, diramate nei giorni scorsi dalle forze dell’ordine, parlavano chiaro: dopo la manifestazione, tutti dovevano andare a casa o in altro luogo sicuro, nascondere ogni segno di riconoscimento della marcia ed evitare persino alcuni quartieri della città.

Gay Pride Sarajevo, l’opposizione dei gruppi omofobi

Tutto ciò si era reso necessario perché, già da mesi, diversi gruppi omofobi avevano minacciato contro-manifestazioni nella giornata del primo Gay Pride di Sarajevo. Per questo motivo, prima del corteo, gli organizzatori avevano lavorato per un anno e mezzo: per non lasciare nessun dettaglio della manifestazione al caso o alla violenza.

Sono stati in tutto 1.100 gli agenti, molti dei quali in assetto anti-sommossa, che hanno garantito la buona riuscita del corteo in tutta la città.

Nonostante le grandissime misure di sicurezza, in mattinata si era temuto che la giornata potesse tingersi di violenza, quando poco prima della partenza del corteo arcobaleno in un parco della città un centinaio di persone ostili al movimento Lgbtq avevano organizzato una manifestazione. “Mi devo forse vergognare a dire che sono un uomo e che ho una moglie?”, si leggeva nei cartelli esposti nel parco.

Il timore di possibili incidenti aveva riguardato anche la comunità musulmana di Sarajevo, visto che nei giorni scorsi anche gli imam delle moschee del paese avevano letto messaggi offensivi nei confronti del mondo omosessuale, definito immorale. Tutto, però, si è concluso senza alcuna violenza.

Tanti manifestanti del Gay Pride 2019 di Sarajevo hanno posto l’accento sulla loro totale mancanza di libertà. Una città in cui la comunità Lgbtq ha problemi anche a prendersi per mano in strada o a baciare il partner nei luoghi pubblici. Per un giorno, però, quegli spettri sono stati ricacciati indietro: Sarajevo è stata una città libera di amare. Chiunque.

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