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Matteo Salvini può revocare la scorta di Roberto Saviano?

Il ministro Salvini e lo scrittore Saviano

Il ministro dell'Interno ha minacciato lo scrittore di revocare la scorta che lo protegge dal 2006, ma la decisione in realtà spetta all'Ufficio centrale interforze personali

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 21 Giu. 2018 alle 13:48

Il ministro dell’Interno Salvini di recente si è espresso sulla possibilità di togliere la scorta allo scrittore Roberto Saviano.

“Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero”, ha commentato il ministro ospite del programma tv Agorà su Raitre.

“Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione”.

Il ministro ha poi commentato nuovamente la vicenda sul suo profilo Facebook.

“Polemiche inesistenti […]. Figurarsi se con questi problemi mi interessa quel che dice Saviano che continua a insultarmi giorno e notte”.

“L’antimafia a parole è un conto, ma io preferisco sostenere chi la mafia la combatte nei fatti”, continua il ministro. “Io sto con l’antimafia nei fatti. Di quello che fa Saviano, della sua casa a New York, dei soldi non mi interessa”.

Ma il ministro dell’Interno può decidere se revocare o meno la scorta allo scrittore?

Come lo stesso Saviano aveva fatto sapere un anno fa, sempre rispondendo alle minacce di Matteo Salvini, la risposta è no. La decisione in materia di protezione personale infatti spetta all’Ufficio centrale interforze personali, con la collaborazione delle questure e degli uffici territoriali.

È l’Ucis infatti a stabilire se ci sono minacce concrete alla sicurezza di una persona o se il pericolo è ormai cessato e la scorta, di conseguenza, può essere ritirata.

Roberto Saviano aveva già spiegato all’attuale ministro dell’Interno che le minacce di sospendere la scorta che lo segue dal 2006 erano prive di fondamenta. Non è la prima volta infatti che Salvini attacca lo scrittore per quanto riguarda la sua sicurezza personale.

Come funziona l’assegnazione della scorta

A seguito dell’omicidio di Marco Biagi ad opera delle Brigate Rosse nel 2002, l’allora governo Berlusconi decise di creare con un decreto legge l’Ufficio centrale interforze personale.

L’Ucis è una struttura del dipartimento della Pubblica sicurezza che si occupa della tutela e della protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio e assegna la protezione delle forze dell’ordine ai soggetti che necessitano della scorta.

L’Ufficio collabora con le forze dell’ordine, l’Aisi e l’Aise, fa riferimento al Viminale e ha l’obiettivo di contrastare efficacemente le situazioni di pericolo e di minaccia personale.

L’Ucis raccoglie e analizza “le informazioni relative alle situazioni personali a rischio, individuando e pianificando modalità, mezzi e risorse atti ad attuare i dispositivi di protezione”. Inoltre, l’Ufficio si occupa della formazione degli agenti predisposti al servizio di scorta.

La direzione dell’Ucis è affidata a un prefetto o a un dirigente generale della Pubblica sicurezza o a un generale dell’arma dei carabinieri di uguale livello.

Gli uffici provinciali e le questure stabiliscono se è necessario o no ricorrere alle misure di protezione personale e segnalano la persona in pericolo all’Ucis, motivando la loro decisione.

L’Ucis esamina poi la richiesta e decide se decide se assegnare o meno la scorta, oltre a poterne poi valutare la revoca.

In quest’ultimo caso l’Ufficio deve dimostrare che la minaccia è venuta meno e che quindi non esiste più una minaccia concreta alla vita del soggetto protetto dalla scorta.

La decisione è presa dalla commissione centrale consultiva, composta dagli organismi dell’Ucis in concerto con i rappresentanti delle forze dell’ordine, a cui spetta il compito di  constatare se le minacce sono ancora concrete o meno.

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