“L’Italia conta come il due di picche, l’Egitto ci sta evidentemente prendendo in giro, l’Italia è un paese che viene irriso dall’Egitto, voglio sperare che ci sia un ministro del governo italiano che tiri fuori gli attributi”, diceva Matteo Salvini neo-ministro dell’Interno il 13 aprile 2016.
Ecco, Salvini, quel ministro poteva essere lei.
L’Italia conta come il due di picche e continuerà a contare così poco perché “i rapporti con l’Egitto sono troppo importanti”, come ha affermato lei stesso in una intervista al Corriere della Sera.
“Troppo importanti”. Quel “troppo” dovremmo spiegarlo ai genitori di Giulio che, nonostante tutto, hanno dimostrato di essere degli italiani veri, quelli che lei difende ed esalta molto spesso. O almeno quando le conviene farlo.
Paola Deffendi e Claudio Regeni hanno creduto nello Stato, sempre. Si sono affidati allo stato italiano anche quando sembrava impossibile, anche quando – come lei stesso ammetteva due anni fa – “l’Egitto si prendeva gioco dell’Italia”.
Cosa diremo ai tanti ricercatori italiani, ai giovani di talento e coraggiosi che sono intenzionati ad andare a studiare al Cairo, che sognano di poter portare avanti le loro ricerche o che sono già lì impegnati in studi che potrebbero rivelarsi fatali?
Cosa devono pensare dell’Italia, dell’italianissimo ministro dell’Interno? Come si sentiranno?
Qui non c’è in ballo solo la verità sulla morte di un ragazzo innocente; qui è la fiducia degli italiani stessi nei confronti dell’Italia a essere messa in discussione.
Sono in discussione i diritti fondamentali dell’uomo e la libertà di espressione che puntualmente sono violati dal regime egiziano.
Lo sapevamo ieri, lo vediamo oggi, ma c’è qualcosa di più importante secondo lei, ministro Salvini.
Per cosa, esattamente, stiamo barattando la libertà, la fiducia, il futuro degli italiani col silenzio sull’omicidio di Giulio Regeni?
D’altronde, l’ex ministro degli Esteri Angelino Alfano non aveva utilizzato parole differenti: l’Egitto è “partner ineludibile dell’Italia”.
Ebbene, nonostante tutto, c’è una procura che sta indagando, ci sono persone che ancora credono nella verità, nella forza della giustizia. E allora forse occorre un passo indietro, o un passo avanti, perché troppo spesso dimentica che Lei è il ministro di tutti, anche di chi ancora ha fede in questa Italia, negli ideali della sua Costituzione.
C’è una responsabilità nelle parole di ieri, nelle parole di oggi.
Ministro Salvini, tiri fuori gli attributi.
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