Dopo la decisione del Tribunale dei ministri che ha richiesto l’autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del ministro dell’Interno, la palla sul caso “Salvini-Diciotti” passa al Senato che dovrà esprimersi sull’autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega.
È la Costituzione a prevedere, infatti, che “per quanto concerne i reati commessi nell’esercizio delle funzioni” i ministri sono sottoposti alla “giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati” (art.96).
Il ministro dell’Interno, dunque, rischia, in astratto, un processo penale dinanzi alla giurisdizione ordinaria, peraltro per reati di particolare gravità (punibili da 3 a 15 anni)
Il voto, a maggioranza assoluta, al quale saranno chiamati i senatori sarà un banco di prova per l’intero governo, come ha avvertito, tra le righe, lo stesso ministro: “Sono sicuro del voto dei senatori della Lega. Vedremo come voteranno tutti gli altri senatori, se ci sarà una maggioranza in Senato”.
I numeri parlano chiaro: per “salvare” Matteo Salvini dal rischio di un processo per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio serviranno infatti tra i 24 e gli 85 voti contro il rinvio a giudizio da parte dei senatori del Movimento 5 stelle.
La maggioranza necessaria a Palazzo Madama per evitare che Salvini finisca a processo è di 161 senatori. La maggioranza ha, al momento, un vantaggio di soli 4 senatori ma il Movimento 5 stelle dovrà decidere come votare e quanto peserà la cosiddetta “linea Fico”.
In questo caso la Lega può contare su 58 voti. A questi vanno sicuramente aggiunti sicuramente i 18 di Fratelli d’Italia. Il punto interrogativo è su Forza Italia, che conta oggi su 61 senatori. Cosa farà il partito di Silvio Berlusconi?
Sicuramente gran parte di senatori azzurri voterà contro il rinvio a giudizio dell’ex alleato in campagna elettorale, ma viste le dichiarazioni sul caso Diciotti dello scorso agosto, non sono da escludere defezioni.
Per questo il ruolo che giocherà il Movimento 5 stelle è fondamentale. Ecco gli “estremi” all’interno dei quali il M5s si dovrà muovere: dando pro Salvini tutti i voti dei forzisti, serviranno almeno 24 voti gialli (sui 107 in Senato) per evitare il processo al leader della Lega. Qualora Berlusconi optasse, a sorpresa, per l’astensione ne serviranno 85.
Sicuramente saranno “anti Salvini” i voti di 74 senatori, tra quelli di centrosinistra e quelli del gruppo misto.
Difficile quindi che il ministro dell’Interno non venga “salvato”. Da qui la sicurezza mostrata nell’attaccare i magistrati del Tribunale dei ministri. Ma qualsiasi cosa accadrà, un ragionamento sul ‘metodo’ e sul ‘merito’ della decisione del Senato andrà affrontato.
Secondo quanto previsto dalla legge, infatti, il Parlamento non può limitarsi a negare a proprio piacimento l’autorizzazione. Questa, infatti, secondo l’art.9, come 3, della legge attuativa prevede che la Camera competente, in questo caso il Senato, ha il potere di negare l’autorizzazione a procedere “ove reputi, con valutazione insindacabile, che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” o “per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”.
Il voto al Senato non sarà quindi la semplice risposta alla domanda “Salvini, sul caso Diciotti, ha commesso o meno quei reati?”, ma: “Salvini, impedendo per giorni ai migranti di sbarcare, ha agito per la tutela dell’interesse dello Stato” o per il “perseguimento di un preminente interesse pubblico”?.
Di fatto, negando l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, il Senato potrebbe affermare un nuovo principio: che l’interesse – anche pubblico – di un Governo è prevalente sui principi fondamentali della Costituzione, come la garanzia della libertà personale (art.13). Perché questo è il reato di cui è accusato Salvini.