Anche Matteo Salvini ha voluto rendere omaggio a Fabrizio De André, nel giorno del ventesimo anniversario della morte del cantautore genovese. Il vicepremier ha sempre dichiarato di essere un fan del grande Faber. Su Twitter Salvini ha citato un brano della canzone Il pescatore, del 1968.
“All’ombra dell’ultimo sole/S’era assopito un pescatore. Ciao Fabrizio, grazie poeta!”, ha scritto il ministro su Twitter. Sui social i follower si sono scatenati, replicando con altri versi del cantautore, che vanno in direzione opposta a quella delle politiche salviniane. Immediate le repliche degli utenti: “Sicuro di averla capita?”, si chiedono in molti, alludendo alla distanza di vedute tra Salvini e De André.
“Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno/Non si guardò neppure intorno/Ma versò il vino spezzò il pane/Per chi diceva ho sete ho fame”, replica un utente, per evidenziare la contraddizione della citazione del premier leghista.
Fabrizio De André, cantautore degli ultimi, nelle sue canzoni ha parlato di prostitute, migranti, rom, omosessuali, poveri, tossicodipendenti. Tutte categorie che non sono esattamente nelle grazie del vicepremier.
“Genti diverse venute dall’est / dicevan che in fondo era uguale /Credevano a un altro diverso da te / e non mi hanno fatto del male. /Credevano a un altro diverso da te e non mi hanno fatto del male”, scrive un utente riferendosi all’enorme differenza di vedute in tema di “straniero”, citando la celebre “Il testamento di Tito”.
O ancora, “Io nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore”.
Tra le canzoni più citate c’è sicuramente la bellissima Khorakhanè, dedicata ai rom, l’altra categoria fortemente odiata da Matteo Salvini. Qui alcuni versi bellissimi della canzone:
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura
i segreti che fanno paura
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace