“C’è un edificio pericolante? No. C’è un pericolo per la sicurezza? No. Detto questo, chi occupa abusivamente verrà sgomberato”.
Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini ai microfoni di Radio Anch’io, su Radio 1, rispondendo a una domanda sul possibile sgombero dell’edificio occupato abusivamente da Casapound a Roma.
Lo scorso 22 ottobre, era prevista una perquisizione, decisa da tempo, da parte degli uomini della Guardia di Finanza nei locali della “tartaruga”, ossia l’immobile occupato abusivamente da CasaPound dal 2003, situato al civico 8 di via Napoleone III.
Dopo le minacce ricevute dai militari il tutto è saltato per evitare tensioni.
La stretta di mano tra Davide Di Stefano, fratello di Simone (uno dei leader di Casapound) e alcuni funzionari della Digos in borghese inviati sul posto dalla questura per mediare e arginare possibili disordini ha sancito il rinvio dello sgombero.
Ora, dopo le dichiarazioni di Salvini, che seguono la recente stretta del ministro dell’Interno in tema di sgomberi, lo sfratto potrebbe concretizzarsi.
Lo sgombero del Baobab
Martedì 13 novembre alle 7 di mattina, il Baobab, il campo informale per migranti in piazzale Maslax nei pressi della stazione Tiburtina a Roma, è stato sgomberato. La notizia circolava da giorni e l’ordine di sgombero alla fine è arrivato.
La polizia si è presentata all’alba con i blindati e ha invitato tutti a lasciare immediatamente l’area.
Circa 136 migranti sono stati portati in via Patini, negli uffici della Questura, per il riconoscimento. Per loro non è stata trovata alcuna soluzione alternativa.
Lo sgombero non è la soluzione e non ci faremo spaventare. Vogliamo dare a queste persone un posto sicuro in cui dormire anche questa notte”, ha detto a TPI Andrea Costa, il portavoce del Baobab Experience. “Ci sono stati più di 18 sgomberi a Roma nell’ultimo periodo ma non si è trovata ancora una vera soluzione, anche ci sono stati tavoli di incontro e si sono liberati dei posti. Alla fine si è deciso di andare avanti con le ruspe e la polizia, cosa che si poteva del tutto evitare”.
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