Il governo del Movimento Cinque Stelle, quello che ha sempre protestato contro il salvataggio delle banche, ha deciso di concedere la garanzia pubblica a Banca Carige. Il consiglio dei ministri, riunito d’urgenza, ha approvato un decreto in favore dell’Istituto di Genova, aprendo alla possibilità di nazionalizzazione.
Qui alcuni pezzi utili per sapere cosa sta succedendo tra Carige e il governo:
Carige | Ok della Commissione Ue alla garanzia dello Stato sulla liquidità
La Commissione europea ha dato il suo via libera alla garanzia statale di sostegno alla liquidità per Banca Carige il 18 gennaio 2019. Secondo Bruxelles il piano del governo per sostenere l’accesso alla liquidità di Carige rispetta le norme Ue sugli aiuti di Stato.
Lo Stato italiano fornirà una garanzia per una serie di obbligazioni che la banca intende emettere, con un importo nominale complessivo fino a 3 miliardi di euro: secondo la Commissione la misura e’ “mirata, proporzionata e limitata nel tempo e nella portata. La Commissione ha pertanto concluso che questo sostegno alla liquidità è in linea con le norme dell’Ue, in particolare sulle comunicazioni sul settore bancario del 2013”.
Carige | Ipotesi nazionalizzazione
Il 9 gennaio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che la nazionalizzazione della Banca genovese è “un’ipotesi concreta”.
“Lo vedremo esattamente tra due, tre, quattro, cinque settimane. Nel decreto legge, nella seconda parte, c’é scritto che la ricapitalizzazione precauzionale passa attraverso altri organismi, Banca centrale europea e Commissione europea. Quindi non dipende solo da noi”.
Carige | Il salvataggio della Banca
L’8 gennaio il governo ha messo a punto i paracadute per il salvataggio di Carige. Il decreto è stato trasmesso alle Camere e prevede un fondo da 1,3 miliardi di euro per ‘salvare’ la banca. Il testo non è altro che una fotocopia del Dl 237/2016, che il governo Gentiloni pubblicò per salvare Monte dei Paschi e le venete. Il decreto prevede fondi per un miliardo al massimo di ricapitalizzazione e 300 milioni di garanzie sull’emissione di passività da parte della banca fino a un massimo di 3 miliardi.
Se Carige, in un’ipotesi considerata molto remota dal governo, emettesse titoli di debito per 3 miliardi, e poi non fosse in grado di ripagarli, toccherebbe allo Stato far fronte alle obbligazioni.
“Al fine di evitare o porre rimedio a una grave perturbazione dell’economia e preservare la stabilità finanziaria il ministero dell’Economia è autorizzato, fino al 30 giugno 2019, a concedere la garanzia dello stato su passività di nuova emissione di Banca Carige, nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di stato, fino a un valore nominale di 3.000 milioni”, si legge nel testo del decreto.
Per chiedere l’intervento dello Stato, Banca Carige dovrà presentare a Bce e Bankitalia un piano di rafforzamento patrimoniale, che dovrà contenere l’entità del fabbisogno di capitale necessario, le misure che la banca ha intenzione di intraprendere per rafforzarsi, e i tempi per portare a termine il piano.
Lo Stato, tramite il ministero dell’Economia, è autorizzato a sottoscrivere o acquistare, entro giugno 2019, azioni emesse da Carige, nel limite massimo di un miliardo.
La Commissione Ue monitora la situazione.
Salvataggio Carige | Il decreto del 7 gennaio 2019
Nel decreto varato il 7 gennaio si prevede l’accesso per la Banca “a forme di sostegno pubblico della liquidità che consistono nella concessione da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze della garanzia dello Stato su passività di nuova emissione ovvero su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia”.
Si tratta di una misura, nelle intenzioni dell’esecutivo, volta a proteggere i risparmi. Le garanzie pubbliche a Carige nel caso di emissione di nuove obbligazioni, saranno concesse nel rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato, e in accordo con le istituzioni comunitarie.
Nello stesso decreto si legge che, a causa degli esiti dell’esercizio di stress a cui la banca è stata recentemente sottoposta, è prevista la possibilità di accedere, dietro richiesta, a una “ricapitalizzazione pubblica a scopo precauzionale”.
Carige è stata fondata nel 1483, ha oltre 55.000 azionisti. Quest’anno è sospesa dalla borsa perché lo ha chiesto il gruppo, per non affossare ancora il titolo.
Nelle settimane scorse la banca non aveva effettuato l’aumento di capitale, destando la preoccupazione dell’Europa per la solidità dell’Istituto. Il governo allora è corso ai ripari per rassicurare mercato e investitori. La banca non ha fatto la capitalizzazione perché il suo azionista di maggiornanza, Malacalza, ha votato di no in assemblea.
Le tappe degli aiuti forniti dal governo sono due: la prima prevede la garanzia sulle nuove emissioni, la seconda, più estrema, prevede che lo Stato diventi, dietro richiesta, azionista di Carige. Si tratta di quello che era accaduto nel 2016 con Monte dei Paschi di Siena, quando il ministero dell’Economia diventò azionista.
La ricapitalizzazione precauzionale consiste nella sottoscrizione di fondi propri da parte di uno Stato in una banca solvibile, per rimediare a una grave perturbazione dell’economia del Paese e di preservare la stabilità finanziaria. Si tratta tuttavia di una misura di estrema ratio.
“Il governo ha approvato un decreto legge che interviene a offrire le più ampie garanzie di tutela dei diritti e degli interessi dei risparmiatori della banca Carige, in modo da consentire all’amministrazione straordinaria di recente insediata di perseguire in piena sicurezza il processo di consolidamento patrimoniale e di rilancio delle attività dell’impresa bancaria”, ha dichiarato il premier Conte dopo il Consiglio dei ministri.
Carige | Come siamo arrivati fin qui
Lo scorso 2 gennaio 2019 la Bce aveva disposto l’amministrazione straordinaria per Carige, nominando Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener come commissari dopo lo stop all’aumento di capitale da 400 milioni votato dai soci lo scorso 22 dicembre.
I tre eserciteranno quindi tutte le funzioni e tutti i poteri spettanti all’organo di amministrazione ai sensi dello Statuto della banca e della normativa applicabile.
In particolare, adotteranno tutte le decisioni necessarie per la gestione operativa della banca, riferendone periodicamente alla Vigilanza.
La Banca centrale europea ha inoltre nominato un Comitato di Sorveglianza composto da tre membri: Gian Luca Brancadoro, Andrea Guaccero e Alessandro Zanotti.
La decisione della Bce di disporre l’amministrazione straordinaria per Carige “semplificherà e rafforzerà la governance” della banca “e di conseguenza l’esecuzione della strategia in un quadro di sana e prudente gestione”. A sottolinearlo l’ormai ex presidente dell’istituto, Pietro Modiano, membro della terna commissariale.
“I vantaggi in termini di stabilità della banca si tradurranno in benefici per i clienti, i dipendenti e il territorio”, ha aggiunto Fabio Innocenzi. ”
Essere stato nominato accanto agli esponenti apicali della banca, confermati nel nuovo ruolo commissariale, è indice della chiara scelta di dare continuità operativa alla banca all’interno della strategia già delineata”, ha concluso il terzo commissario, Raffaele Lener.
I tre commissari straordinari di Carige proseguiranno quindi le attività di rafforzamento patrimoniale e rilancio commerciale attraverso il recupero delle quote di mercato attraverso la riduzione dei Non Performing Loan e ricercando possibili fusioni.
I tre avvieranno anche delle “riflessioni con lo Schema Volontario di Intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi” che ha sottoscritto il bond subordinato da 320 milioni che permette a Carige di rispettare i ratio patrimoniali chiesti dalla Bce.
Questi elementi troveranno una sintesi nel piano industriale la cui predisposizione è già in corso e che avrebbe dovuto essere presentato a febbraio, a valle dei conti del 2018.
La Consob aveva sospeso temporaneamente le negoziazioni nei mercati regolamentati e nei sistemi multilaterali di negoziazione italiani dei titoli emessi o garantiti da Banca Carige.
Dopo la notizia del “commissariamento” da parte della Bce Silvia Fregolent e Claudio Mancini, rispettivamente capogruppo e segretario Pd in commissione Finanze alla Camera, hanno chiesto al presidente della commissione Finanze un’audizione urgente del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria.