A Torre Maura, il quartiere della periferia est di Roma agitato dalle implacabili proteste dei suoi residenti scatenatesi a seguito della decisione del Comune di trasferire in una struttura di accoglienza 70 rom, la situazione sembra essere tornata stabile anche a seguito del dietrofront degli uffici capitolini, i quali stanno provvedendo alla ricollocazione dei nomadi in altri centri.
Lo stesso, però, non può dirsi per quanto riguarda il Campidoglio e l’amministrazione del sindaco di Roma, Virginia Raggi, che in merito al trasferimento di quelle persone ha parlato di “scelta sbagliata” e di aver già preso provvedimenti nei confronti di Michela Micheli, la dirigente dell’ufficio capitolino “Rom, Sinti e Caminanti”, che secondo il Messaggero sarebbe già stata rimossa.
Cosa è successo a Torre Maura: la ricostruzione dell’accaduto
La Raggi, infatti, ha definito “inqualificabile” la sua scelta di trasferire i nomadi senza aver prima avvisato la popolazione locale o le autorità istituzionali più vicine ai residenti di Torre Maura, come ad esempio il presidente del VI Municipio di Roma Roberto Romanella (M5s). Il minisindaco pentastellato, che ha lamentato la mancanza di comunicazione e lo scarso coinvolgimento nella maturazione di una decisione come quella presa dalla Micheli, è stato contattato da TPI per avere chiarimenti su quanto è accaduto e, soprattutto, deve ancora accadere.
Lungi da me dare tutta la responsabilità dell’accaduto alla dottoressa Micheli che ha fatto il suo dovere e agito ritenendo di fare quello che era giusto. Il problema, però, è che si è agito in modo strettamente tecnico, non tenendo conto delle problematiche del quartiere e della bomba che sarebbe potuta scoppiare.
La decisione è stata percepita dai residenti come calata dall’alto e senza coinvolgimento della cittadinanza e delle istituzioni che la rappresentano e che vivono questo territorio ogni giorno. Il trasferimento dei 70 rom è stato immediatamente visto come un problema che si aggiungeva ad altri che interessano questa parte di Roma. Di qui lo sfogo dei residenti, che si sono visti imporre da un giorno a un altro una decisione del Comune che non teneva conto, in un certo qual modo, dei loro interessi.
I militanti di estrema destra hanno naturalmente cavalcato questa situazione, soffiando forte su una fiamma già alta e viva. Quella che ne è stata fatta da parte loro, che sono arrivati con il proposito di supportare e proteggere la cittadinanza, quindi, è solo un’ignobile strumentalizzazione.
A volte si vedono distribuire pacchi di viveri alle famiglie in difficoltà, ma non molto più di questo. Ho sentito qualcuno che, rivolgendosi a uno dei militanti, gli domandava “ma da dove vieni tu? io non ti mai visto”, quindi si tratta di membri di gruppi giunti anche da altre zone di Roma, lontani dalla realtà di Torre Maura e da una conoscenza approfondita dei problemi di questa periferia.
Ho avuto un breve colloquio telefonico con la sindaca in cui abbiamo parlato di questa mancanza di coordinamento e comunicazione e lei mi ha detto che provvederà a fare chiarezza su questa situazione.
Quali sono gli sviluppi futuri? Il trasferimento in altri quartieri porterà allo scoppio di un’altra bomba? Si dice che sbagliando si impara, quindi immagino che visti gli episodi che si sono verificati e il sentimento negativo che si è andato a manifestare nei confronti di questi trasferimenti si procederà con una gestione migliore della situazione. Una gestione che non faccia sì che ci siano altre “sorprese” non gradite ai residenti delle diverse zone della capitale. Il trasferimento comunque dovrebbe essere portato a termine entro 7 giorni sempre attraverso la gestione dell’ufficio Rom, Sinti e Caminanti.
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