Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha ammesso di essere stato assente durante la votazione finale del decreto sicurezza alla Camera per prendere le distanze dal provvedimento. Alla domanda dei giornalisti che hanno detto che la sua assenza era stata interpretata come una presa di distanza dal provvedimento ha risposto: “È stata interpretata bene”.
“È una presa di distanza, non ne ho parlato prima perché sono presidente della Camera e rispetto il mio ruolo istituzionale fino in fondo, difendo i diritti di maggioranza e di opposizione, mando avanti i provvedimenti che arrivano in Aula con la collaborazione di tutti i capigruppo e rimango fedele al mio ruolo istituzionale. Ma se poi parliamo nel merito del provvedimento dopo che è stato approvato, quello è un altro discorso”, ha specificato l’esponente M5s.
Fico non è l’unico esponente del Movimento Cinque Stelle a manifestare il suo dissenso al decreto sicurezza.
Altri otto deputati pentastellati che al momento del voto risultavano “assenti ingiustificati”.
Sono in tutto 18 i “dissidenti” grillini vicini alle posizioni del presidente della Camera.
Decreto Sicurezza: cosa prevede
Il decreto reca “disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.
Si compone di quattro parti: dall’articolo 1 al 14 si occupa di immigrazione, dall’articolo 16 al 31 si occupa di sicurezza pubblica, la terza parte riguarda invece di organizzazione del ministero dell’Interno e dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata. Una quarta sezione si occupa delle disposizioni finanziarie e finali.
Il tema più controverso del provvedimento è senz’altro quello dell’immigrazione. Qui tutti i dettagli