Continua la protesta dei pastori sardi contro il prezzo troppo basso del latte ovino, venduto a 60 centesimi al litro.
Il 9 febbraio 2019 i manifestanti hanno bloccato una cisterna con 30mila litri di siero e hanno riversato il contenuto per strada, vicino a Thiesi, in provincia di Sassari. I pastori hanno anche versato il latte dentro gli uffici e il punto vendita del vicino caseificio Pinna.
Nel mentre, altri manifestanti hanno bloccato anche la Ss 131 all’altezza di Giave, versando il latte in strada e bloccando così il traffico nei due sensi di marcia. Stessa situazione si è verificata a Mamoiada e lungo la statale 125 a Cardedu.
Le proteste sono continuate anche il 10 febbraio, con i pastori che hanno iniziato a controllare le merci in arrivo con i camion al porto di Porto Torres e hanno minacciato di bloccare i seggi elettorali in vista delle elezioni regionali del 24 febbraio.
“Se entro pochi giorni non si trovano soluzioni per il nostro settore bloccheremo la Sardegna il 24 febbraio, il giorno delle votazioni”, ha annunciato il coordinamento dei pastori. “Non entrerà nessuno a votare: non è che non andiamo a votare, non voterà nessuno. Blocchiamo la democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità”.
Le manifestazioni sono iniziate l’8 febbraio, quando decine di pastori hanno bloccato lo svincolo di Losa, nell’Oristanese, sulla strada statale 131 all’altezza dell’abitato di Abbasanta. Anche i calciatori del Cagliari hanno mostrato la loro solidarietà nei confronti dei manifestanti, rovesciando alcuni bidoni che erano stati portati davanti al centro sportivo della squadra.
Perché i pastori stanno protestando
Al centro della protesta, che ha infiammato anche altri allevatori del Nuorese, fra Orune, Bitti e Siniscola, c’è il prezzo del latte – considerato troppo basso – pagato dai caseifici.
Gli industriali della trasformazione hanno comunicato ai pastori che intendono pagare il loro latte a 0,60 centesimi al litro. Gli allevatori però chiedono un minimo di 0,77 per poter coprire i costi di produzione.
Coldiretti Sardegna è in piena mobilitazione: “Crediamo che sia praticabile la strada di rivedere il prezzo del latte”, afferma il presidente Battista Cualbu.
“Per la prima volta gli industriali caseari aprono alla possibilità di rivedere il prezzo, adesso però vogliamo atti concreti. Per questo continuerà la nostra pressione, faremo sentire la rabbia e l’esasperazione che si sta vivendo negli ovili”.
“Da tre mesi spieghiamo che con questa remunerazione si faranno chiudere gli ovili”, spiega il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba, “per questo abbiamo chiesto di fare squadra, di ragionare da filiera e stringere tutti sacrifici per superare questo momento. È l’unica strada praticabile per mostrarci uniti, dare segnali incoraggianti al mercato”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it