Giovedì 18 ottobre si è diffusa la notizia secondo cui Matteo Salvini si sarebbe deciso a togliere la scorta a Roberto Saviano.
Secondo quanto riportato dal sito Il24.it, alcune norme contenute in due decreti legge a sostegno della Manovra disporrebbero una modifica dei criteri di assegnazioni delle scorte.
Modifica che, tra gli altri, colpirebbe proprio Saviano. Per il Viminale sarebbe “cessato l’imminente pericolo di ritorsioni, attentati e vendette da parte dei boss della camorra nei confronti dello scrittore partenopeo”, scrive nell’articolo il giornalista Arnaldo Capezzuto.
“Con la disarticolazione della cosca dei Casalesi e l’arresto di tutti i boss, luogotenenti e killer, Saviano, non correrebbe più rischi per la sua incolumità”, prosegue il pezzo.
La circostanza è stata però smentita sia da Saviano che da Salvini. Sentito da Fanpage.it, lo scrittore ha parlato esplicitamente di “fake news”.
“Sulla scorta a Saviano non ci sono novità né decisioni di alcun tipo”, hanno riferito a loro volta fonti del ministero dell’Interno.
Salvini e la scorta di Saviano: una vicenda che si trascina da mesi
Nel corso degli ultimi mesi, il vicepremier Matteo Salvini ha parlato più volte dell’eventualità di togliere la scorta a Saviano.
“Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero”, aveva commentato il ministro ospite del programma tv Agorà su Raitre.
“Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione”.
Lo scrittore aveva risposto al leader della Lega con un duro video pubblicato su Facebook.
Ma il ministro dell’Interno può decidere se revocare o meno la scorta allo scrittore?
Come lo stesso Saviano aveva fatto sapere un anno fa, sempre rispondendo alle minacce di Matteo Salvini, la risposta è no. La decisione in materia di protezione personale infatti spetta all’Ufficio centrale interforze personali, con la collaborazione delle questure e degli uffici territoriali.
È l’Ucis infatti a stabilire se ci sono minacce concrete alla sicurezza di una persona o se il pericolo è ormai cessato e la scorta, di conseguenza, può essere ritirata.
Roberto Saviano aveva già spiegato all’attuale ministro dell’Interno che le minacce di sospendere la scorta che lo segue dal 2006 erano prive di fondamento.
A seguito dell’omicidio di Marco Biagi ad opera delle Brigate Rosse nel 2002, l’allora governo Berlusconi decise di creare con un decreto legge l’Ufficio centrale interforze personale.
L’Ucis è una struttura del dipartimento della Pubblica sicurezza che si occupa della tutela e della protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio e assegna la protezione delle forze dell’ordine ai soggetti che necessitano della scorta.
L’Ufficio collabora con le forze dell’ordine, l’Aisi e l’Aise, fa riferimento al Viminale e ha l’obiettivo di contrastare efficacemente le situazioni di pericolo e di minaccia personale.
L’Ucis raccoglie e analizza “le informazioni relative alle situazioni personali a rischio, individuando e pianificando modalità, mezzi e risorse atti ad attuare i dispositivi di protezione”. Inoltre, l’Ufficio si occupa della formazione degli agenti predisposti al servizio di scorta.
La direzione dell’Ucis è affidata a un prefetto o a un dirigente generale della Pubblica sicurezza o a un generale dell’arma dei carabinieri di uguale livello.
Gli uffici provinciali e le questure stabiliscono se è necessario o no ricorrere alle misure di protezione personale e segnalano la persona in pericolo all’Ucis, motivando la loro decisione.
L’Ucis esamina poi la richiesta e decide se decide se assegnare o meno la scorta, oltre a poterne poi valutare la revoca.
In quest’ultimo caso l’Ufficio deve dimostrare che la minaccia è venuta meno e che quindi non esiste più una minaccia concreta alla vita del soggetto protetto dalla scorta.
La decisione è presa dalla commissione centrale consultiva, composta dagli organismi dell’Ucis in concerto con i rappresentanti delle forze dell’ordine, a cui spetta il compito di constatare se le minacce sono ancora concrete o meno.