“Ma secondo voi io cosa ho da perdere?”, con queste parole Alessio Feniello commenta la multa ricevuta dal Tribunale di Pescara per aver violato i sigilli apposti intorno all’hotel Rigopiano, dove si era recato il 21 maggio 2018 insieme alla moglie per portare i fiori sul luogo dove è morto suo figlio Stefano.
In un post pubblicato su Facebook, Alessio Feniello pubblica il decreto che lo condanna a pagare una multa di 4.550 euro e scrive: “Io rispondo a questo magistrato che non pago un centesimo e, se necessario, mi sconto tre mesi di carcere. Quelli che non hanno fatto niente per salvare 29 persone a Rigopiano, stanno tutti ancora a piede libero; io invece devo pagare”.
Originario di Valva, nel Salernitano, Alessio Feniello è padre di Stefano, morto a 28 anni nella tragedia dell’hotel Rigopiano, sepolto da una slavina il 18 gennaio 2017.
A salvarsi quel giorno è stata Francesca Bronzi, 26 anni, fidanzata di Stefano, estratta viva dalle macerie dell’hotel dopo 58 ore.
Alessio Feniello è stato condannato per aver “violato i sigilli” dell’area dell’hotel, posta sotto sequestro, ed esservi rimasto “nonostante le ripetute diffide e inviti a uscirne rivoltigli dalle forze dell’ordine”.
La richiesta di condanna è arrivata a luglio, pochi giorni fa il decreto di condanna.
“Era maggio, mia moglie voleva portare i fiori a Rigopiano, quella è anche la tomba di nostro figlio, è un luogo che ci dà conforto. Il cancello era aperto, siamo entrati. Non abbiamo scavalcato niente, non abbiamo rotto niente”, ha detto Feniello a La Nazione.
A settembre 2018 Feniello ha saputo che c’era un procedimento nei suoi confronti, mentre la posizione della moglie era stata archiviata.
“Sono disgustato”, ha dichiarato. “A Pasquetta lì c’era gente che si faceva i selfie, se ne andava con i souvenir. Ci sono foto e video. E un magistrato fa questo a me? Mi si vieta di portare fiori dove hanno ucciso il mio ragazzo. Io non pago, mi processino”.
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