Il 27 aprile del 1966, in seguito alla voce di presunti brogli nelle elezioni universitarie che si erano svolte in quel periodo, scoppiarono tafferugli tra alcuni studenti di sinistra e altri appartenenti al gruppo di destra Primula Goliardica presso la facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza.
A fare le spese di questi disordini fu lo studente di architettura Paolo Rossi, di 19 anni, socialista, che cadde dalle scale da un’altezza di cinque metri e, dopo diverse ore passate in stato di coma, morì.
Non si è mai saputo chi siano stati i responsabili materiali della morte del giovane, ma è noto che questa uccisione abbia anticipato quell’odio politico che, negli anni successivi, dominò la vita pubblica italiana: i cosiddetti Anni di piombo.
La morte di Paolo Rossi va inserita, in un’ideale cronologia, prima dell’ondata mondiale di proteste del 1968 e prima del tragico attentato di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, a configurare quelli che furono i punti da cui, negli anni Settanta, l’odio politico in Italia prese piede.
Anni nei quali trovarono la morte militanti di ogni colore politico, come i fratelli Stefano e Virgilio Mattei, uccisi perché figli di un segretario di sezione del Movimento Sociale Italiano, o lo studente Walter Rossi, morto per aver preso parte a un corteo antifascista.
Anni in cui presero piede anche gruppi terroristi, che si rifacevano a entrambi gli estremismi politici, come le Brigate Rosse o i Nuclei Armati Rivoluzionari che, sempre in quegli anni, uccisero numerose persone.
Paolo Rossi è ricordato nella canzone Giulio Cesare di Antonello Venditti, in cui una strofa recita, in riferimento all’anno 1966, “Paolo Rossi era un ragazzo come noi”.
La canzone Giulio Cesare, di Antonello Venditti