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    Ricordando la strage di Nassiriya: l’attentato del 12 novembre 2003 in Iraq

    Credit: ALI HAIDER

    Furono 28 le persone che il 12 novembre 2003 morirono nell'attentato alla base Maestrale del Reggimento italiano che partecipava alla missione Antica Babilonia

    Di TPI
    Pubblicato il 12 Nov. 2018 alle 12:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:53

    La strage di Nassirya è stata provocato da un attentato suicida il 12 novembre 2003. Un camion cisterna è esploso all’ingresso della base Msu (Multinational Specialized Unit) italiana dei carabinieri, in Iraq, nei pressi di Nassiriya, provocando la morte e il ferimento di alcune persone che si trovavano lì.

    Il carabiniere Andrea Filippa riuscì a uccidere i due attentatori suicidi, impedendo che il camion entrasse nella caserma, dove avrebbe provocato un numero di vittime ben più grande.

    Si è trattato del più grave attacco alle truppe italiane dalla fine della Seconda guerra mondiale.

    Oltre ai carabinieri e ai soldati italiani, ai poliziotti iracheni e ad alcuni civili del luogo, perse la vita anche un regista, Stefano Rolla, che si trovava lì per girare delle scene sulla ricostruzione della città da parte dei soldati italiani.

    L’attentato avvenne alle 10.40 ora locale, (in Italia erano le 8.40) alla base Maestrale, una delle due basi in cui era diviso il Reggimento dell’Italian Joint Task Force.

    L’autocisterna si lanciò a tutta velocità contro l’ingresso della base, con un carico di 150-300 chilogrammi di esplosivo. L’esplosione fu potentissima, tanto da far venire giù gran parte dei due edifici della base. Il boato fu sentito fino a dieci chilometri di distanza.

    L’esplosione mandò in fiamme anche il deposito delle munizioni della base. Anche la seconda sede del contingente italiano, la base Libeccio, distante poche centinaia di metri dalla prima, venne danneggiata dall’esplosione.

    L’attentato provocò 28 morti, tra i quali 19 italiani tra carabinieri, militari e civili, e 9 iracheni. I feriti in tutto sono stati 58.

    Il ministro della Difesa di allora, Antonio Martino, paragonò l’attentato di Nassiriya a l’11 settembre statunitense: “Quel cratere è il nostro Ground Zero”.

    Il Reggimento italiano si trovava in Iraq per partecipare all’operazione Iraqi Freedom, iniziata nel marzo 2003, attraverso la missione “Antica Babilonia”, fornendo forze armate dislocate nel sud del paese, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese.

    La missione italiana iniziò il 15 luglio 2003 e aveva finalità di peacekeeping. Alla missione partecipavano circa 3.000 militari italiani, di cui 400 carabinieri.

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