Era conosciuto come il prete della strada, il prete degli ultimi, il Che Guevara con la tonaca. Per il suo forte impegno nel sociale e le sue idee rivoluzionarie, Don
Andrea Gallo era amato anche al di fuori del mondo cattolico.
Nato a Genova nel 1928, studiò prima a Roma e poi in Brasile. Nel 1970 fu mandato via dalla sua parrocchia di Genova, perché la Curia lo considerava “più comunista che
cattolico”.
Poco prima di essere allontanato, in un sermone Don Gallò accusò di ipocrisia coloro che s’indignavano per i giovani che fumavano le canne, ma allo stesso tempo non condannavano il classismo e le guerre.
Da quel momento, Don Gallo rimase senza parrocchia, ma aumentò il numero dei suoi fedeli e dei suoi seguaci, fra cui il cantautore Fabrizio de André.
Per tutta la vita, Don Gallo lavorò a stretto contatto con le persone più svantaggiate, recandosi spesso nelle carceri e nelle periferie. Fu uno dei fondatori della Comunità di San Benedetto, nel porto di Genova, un rifugio per tossicodipendenti e persone con disturbi mentali.
Don Gallo marciò spesso nelle manifestazioni per la pace e in quelle contro le basi militari.
Nel 2001, durante il G8 di Genova, si impegnò nella campagna per far luce sulla morte di Carlo Giuliani, manifestante rimasto ucciso duranti gli scontri.
Nel 2006 Don Gallo fu multato per aver fumato marijuana nel comune di Genova, in segno di protesta contro le leggi sulle droghe in Italia. Nel 2009 partecipò al Genova Gay Pride, in aperto contrasto con le posizioni cattoliche sul tema dell’omosessualità.
Quattro anni dopo disse che ci sarebbe stato bisogno di un papa gay. Difese il diritto all’aborto e criticò spesso l’interferenza del clero nella vita politica e sociale italiana.
Don Gallo morì a Genova, il 22 maggio 2013.
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