Il 65,46 per cento delle persone non riesce a distinguere una fake news. Le percentuali crescono quando si tratta di identificare un sito web di bufale, il 78,75 per cento non è in grado di farlo. mentre l’82,83 per cento non è in grado di identificare la pagina Facebook di un sito di bufale.
E il 70,28 per cento non distingue un fake su Twitter.
A dirlo è la ricerca Infosfera 2018, realizzata in collaborazione con i team di ricercatori della Fondazione Italiani e del Centro Studi Democrazie Digitali. I risultati della ricerca sono stati presentati lo scorso 20 luglio 2018, all’Università “suor Orsola Benincasa” di Napoli.
Lo studio, condotto e supervisionato dal Prof. Eugenio Iorio e dal Prof. Umberto Costantini, ha lo scopo di descrivere non solo l’iperrealtà dell’Infosfera italiana (costituita dalle architetture mediologiche dei social network, dei search engines e delle web platforms) ma anche il set dei processi, delle meccaniche e dei fenomeni che ne determinano il funzionamento nonché lo spettro delle possibilità di comportamento dei suoi utenti.
Secondo quanto emerge dalla ricerca, il 45,06 per cento degli italiani è influenzato sulle opinioni politiche dai programmi tv di approfondimento, e dal 43,35 per cento, dalle reti di parenti/amici.
Seguono telegiornali (40,53 per cento), giornali (39,93 per cento). Facebook influenza il 25,32 per cento degli italiani.
Diventa naturale che i motori di ricerca diventino il punto di partenza nella fruizione di informazione ricercata dagli italiani, diventando il medium di partenza per accedere alle informazioni. Le statistiche hanno dimostrato che la maggioranza degli italiani di Internet (oltre il 95 per cento in alcuni casi) considera sufficienti, se non addirittura rilevanti, per la loro ricerca solo i risultati presenti nella prima pagina e non si preoccupa di verificare gli altri.
Questa tendenza è confermata dal fatto che i primi cinque risultati di ricerca superano il 75 per cento dei click. Considerato il trend dell’utenza appena descritto, è facile comprendere che i risultati di ricerca che appaiono in prima pagina potrebbero risultare dannosi ove contengano informazioni non corrispondenti al vero o fuorvianti.
Le relazioni e i dati statistici presentati nella ricerca Infosfera contribuiscono a rappresentare il nuovo assetto dello spazio pubblico prodotto dai fenomeni della mediatizzazione, della disintermediazione, dell’information overload, della polarizzazione, della sottrazione del tempo e del dominio dell’attenzione.
È un ambiente vissuto da esseri umani trasformati in organismi informazionali interconnessi che non rispondono più a logiche di comunicazione top-down ma sviluppano la loro intera esistenza su meccaniche di auto-produzione di elementi di presunta informazione e conoscenza e abitano quotidianamente echo chambers e reti omofiliache controllate e gestite da influencer. Sono ambienti nei quali tutto è il contrario di tutto, dove non si distingue più il vero dal falso, il reale dall’iperreale.
Nell’era del Dataismo, nella quale il bene più prezioso è il dato sensibile, il nuovo spazio pubblico è dominato da soggetti detentori del “potere gentile” che sapientemente profilano gli individui e guidano i lori processi di vita all’interno di queste architetture utilizzando avanzate tecniche di influenza sociale e di gestione della percezione della realtà allo scopo di dominare la loro attenzione e di determinare i loro comportamenti.
In un’infosfera così configurata, e grazie a queste meccaniche, i cittadini/utenti, sprovvisti dei più elementari strumenti di analisi e di critica e privi di qualsiasi strumento di difesa, tendono ad avere una visione distorta della realtà, una visione sempre più prossima a quella desiderata dai manipolatori delle loro capacità cognitive.
I dati della ricerca “Infosfera 2018” contribuiscono in maniera rilevante a configurare e rappresentare l’inquietante scenario della società contemporanea.
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