Siria: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce oggi a New York, ora locale, per discutere della situazione in Siria e in particolare dell’offensiva delle truppe governative su Aleppo, su richiesta di Stati Uniti, Francia e Regno Unito. L’assedio della città siriana si è intensificato dopo la fine dell’ultimo cessate il fuoco della settimana scorsa e adesso almeno 2 milioni di persone sono rimaste senz’acqua. I raid hanno infatti danneggiato l’acquedotto di Bab al-Nayrab, che forniva acqua nella parte orientale della città. Nelle ultime 24 ore intensi bombardamenti hanno provocato decine di morti. L’intensità dell’attacco e la potenza di alcune delle bombe più grandi non hanno precedenti anche per una città che ha subito alcuni dei combattimenti più brutali della lunga guerra civile in Siria. Gruppi di attivisti hanno detto che più di 50 corpi sono stati trovati nelle ultime 24 ore.
– Iraq: un attentatore suicida si è fatto esplodere in una strada commerciale di Baghdad, la capitale irachena, uccidendo sette persone e ferendone 28, secondo fonti della polizia locale. L’esplosione è avvenuta a Iskan, un quartiere a maggioranza sciita nella parte occidentale della capitale. L’attacco è stato rivendicato dal sedicente Stato islamico. Lo Stato islamico ha intensificato gli attacchi dinamitardi nelle zone sotto il controllo governativo da quando ha iniziato a perdere terreno. Il gruppo estremista sunnita continua a controllare vaste aree dell’Iraq settentrionale e occidentale, tra cui la città di Mosul, conquistata nel 2014.
– Giordania: lo scrittore giordano Nahed Hattar è stato ucciso oggi 25 settembre all’ingresso del tribunale della capitale giordana Amman, dove avrebbe dovuto affrontare un processo con l’accusa di vilipendio della religione islamica per aver condiviso sui social media una vignetta ritenuta offensiva dell’islam. Lo scrittore è stato ucciso con tre colpi di pistola. Il killer, un 39enne predicatore musulmano di una moschea della capitale è stato arrestato sul posto, secondo quanto riferiscono i media locali. Hattar, cristiano e attivista anti-islamista e sostenitore del presidente siriano Bashar al-Assad, era stato arrestato il mese scorso, dopo aver condiviso una caricatura che raffigurava un uomo barbuto in paradiso che fumava mentre era a letto con alcune donne e chiedeva a Dio di portargli del vino e degli anacardi.
– Ungheria: l’Unione europea dovrebbe istituire una immensa città per migranti sulla costa libica, dove esaminare le richieste di asilo dei migranti africani prima che raggiungano l’Europa. Lo ha detto il primo ministro ungherese Viktor Orban, noto per le sue posizioni xenofobe e anti-immigrazione. Orban, che ha indetto per il prossimo 2 ottobre un referendum contro le quote di redistribuzione dei migranti, ha suggerito che ad occuparsene debba essere il governo libico. La Libia si trova nel caos più totale da 2011, con due governi rivali e milizie in competizione per il potere. Orban, che ha chiuso i confini meridionali dell’Ungheria con muri, recinzioni di filo spinato e cani da guardia, ha detto che l’Ue dovrebbe riprendere il “controllo totale” delle sue frontiere esterne.
– Birmania: il presidente birmano Htin Kyaw ha avviato un’inchiesta sul caso di due ragazzine birmane segregate e seviziate in una sartoria di Yangon per 5 anni. Le ragazze sono state liberate la scorsa settimana dopo che un giornalista le ha aiutate e sono tornate nel loro villaggio. Il sarto è stato arrestato, insieme ai suoi due figli maggiori. Per le famiglie povere birmane si tratta di una decisione dolorosa, ma tristemente comune quella di mandare i figli da piccoli a lavorare nelle grandi città. Le Nazioni Unite stimano che almeno un milione di bambini birmani sono costretti a rinunciare all’istruzione e andare a lavorare in giovanissima età. Quello che per le due ragazzine era iniziato come un lavoro retribuito si è trasformato in una schiavitù moderna. Non veniva loro permesso il contatto con i genitori, non potevano uscire e non venivano nemmeno più pagate.
– Ungheria: l’ex leader di un partito di estrema destra ungherese, fortemente antisemita, sta progettando di trasferirsi in Israele dopo aver scoperto di essere ebreo. Csanad Szegedi, 34 anni, ex leader del partito Jobbick, in passato accusato di neonazismo, si prepara a fare la cosiddetta “aliya” e trasferirsi in Israele, dopo aver scoperto nel 2012 che sua nonna era una sopravvissuta dell’Olocausto. Szegedi che era noto per le sue posizioni estremiste e le sue dichiarazioni antisemite, aveva contribuito a fondare la Guardia ungherese, che indossa uniformi nere che ricordano il famigerato partito filonazista “Croci Frecciate”, che aveva governato per breve tempo l’Ungheria nella seconda guerra mondiale e aveva contribuito a inviare migliaia di ebrei nelle camere a gas. Alla scoperta delle sue radici ebraiche si è detto scioccato principalmente per aver scoperto “che l’Olocausto è realmente accaduto”.
– Finlandia: oltre 15mila persone si sono riunite a Helsinki il 24 settembre per protestare contro il razzismo e le violenze di matrice xenofoba, dopo la morte di un uomo aggredito a un raduno neonazista. Il sentimento anti-immigrazione è aumentato in Finlandia in seguito all’afflusso di richiedenti asilo dello scorso anno. La polizia una settimana fa aveva arrestato un membro di un movimento di estrema destra con l’accusa di aver aggredito un cittadino finlandese nel centro di Helsinki, morto per le ferite pochi giorni dopo. I manifestanti hanno mostrato cartelli inneggianti alla pace e di protesta contro gli slogan e i simboli fascisti e xenofobi. Eventi simili si sono svolte in altre città. La polizia ha riferito che tutte le manifestazioni sono andate avanti pacificamente.
– Uganda: la polizia ugandese ha bloccato le parata del gay pride organizzate in due resort di Entebbe, poco lontano dalla capitale Kampala. L’attivista per i diritti dei gay, Frank Mugisha, ha detto che più di 100 persone della comunità Lgbt avevano cercato di partecipare alle manifestazioni nei pressi di Entebbe, sul lago Vittoria. Ma molti sono stati bloccati e scortati dalla polizia fino a Kampala, trasportati su un minibus. Il ministro per l’etica e l’integrità aveva minacciato di mobilitare le folle per attaccare i partecipanti. L’omosessualità è illegale in Uganda. È la seconda volta che si cerca di organizzare un gay pride in Uganda quest’anno. Nel mese di agosto, le autorità avevano interrotto un concorso di bellezza e arrestato gli attivisti lgbt.