Russia: Un bambino di tre anni è riuscito a sopravvivere da solo per tre giorni in una foresta siberiana, nella Federazione russa, abitata da orsi e lupi. Tserin Dopchut, questo il suo nome, era stato affidato alle cure della bisnonna nel piccolo villaggio di Khut, appena 400 abitanti, che si trova in una zona boscosa nella Repubblica di Tuva. Come accade spesso in queste circostanze, un attimo di distrazione e il bambino era sparito, diretto chissà dove al seguito, probabilmente, del cane con cui stava giocando. Tserin indossava le scarpe ma non aveva il cappotto e si è inoltrato nella fredda taiga siberiana con un’unica cosa in tasca: una piccola barretta di cioccolato. Immediatamente, sono state lanciate le operazioni di ricerca, andate avanti notte e giorno per 72 ore, che hanno coinvolto l’intero villaggio, la polizia locale e anche un elicottero che ha perlustrato un’area di 120 chilometri quadrati.
— Stati Uniti: nella terza giornata dell’annuale Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si sono scontrati a distanza. Parlando di fronte agli altri capi di stato e di governo, Abbas ha detto che il Regno Unito dovrebbe chiedere scusa al popolo palestinese per la dichiarazione Balfour con la quale, nel 1917, diede il suo appoggio alla creazione di una nazione ebraica in Palestina. Il presidente palestinese ha chiesto alle Nazioni Unite di rendere il 2017 l’anno in cui l’occupazione israeliana dei territori palestinesi avrà fine e di potenziare lo status politico e legale della Palestina in modo da ottenere il pieno riconoscimento come stato membro delle organizzazioni internazionali. L’intervento di Netanyahu è stato poco tempo dopo quello della controparte palestinese, fra di essi è intervenuto solo il primo ministro norvegese. Il premier israeliano ha esordito deridendo Abbas per essersi concentrato sulla dichiarazione Balfour suggerendogli di far causa al Regno Unito.
— Svezia: Mustafa Ansari, 17 anni, era arrivato da solo fino in Svezia il 24 luglio del 2015. Era il più grande dei figli di una coppia afghana residente nella provincia iraniana dello Shiraz. La madre era una casalinga e il padre faceva la guardia in una fabbrica. Nell’estate del 2015, Mustafa era partito verso nord, in un mese aveva attraversato la Turchia, la Grecia e poi su verso la Germania. Alla fine era approdato in Svezia, come altri 23mila minori afghani non accompagnati. Il ragazzo era un doppio rifugiato, apparteneva all’etnia hazara, una comunità di origine mongola e lingua persiana. Perseguitati in Afghanistan, scacciati dai Taliban sunniti, molti di loro erano fuggiti in Iran ed è lì che Mustafa era cresciuto insieme ad altre centinaia di migliaia di profughi hazara.
— Stati Uniti: Yahoo! ha confermato di essere stata vittima nel 2014 di un maxi cyber-attacco con il quale sono stati rubati i dati di mezzo miliardo di persone, e che potrebbe essere stato condotto da un hacker sponsorizzato da un paese straniero. Le indagini svolte dalla sicurezza del motore di ricerca, infatti, rivelerebbero la presenza di un “attore esterno sponsorizzato da uno stato” nella rete della società. I dati piratati includono nomi, indirizzi email, numeri telefonici, date di nascita, password, ma non informazioni finanziarie o dati delle carte di credito, ha affermato Yahoo!. Il Consiglio Nazionale per la Sicurezza e la Casa Bianca sono stati messi a conoscenza dell’attacco hacker e l’Fbi ha confermato che sta indagando sul possibile coinvolgimento di uno stato straniero. Fra le vittime dei pirati informatici c’è anche la First lady americana Michelle Obama, il cui passaporto è finito online insieme alle mail personali di alcuni dipendenti della Casa Bianca che hanno lavorato per la campagna presidenziale di Hillary Clinton.
— Siria: nella sola giornata di venerdì 23 settembre, almeno cento raid aerei hanno colpito diverse aree della città siriana di Aleppo provocando finora la morte di 26 persone. Questi bombardamenti fanno seguito all’annuncio dell’esercito siriano di una nuova offensiva per riprendere la città, fatto giovedì. I militari hanno precisato che la campagna sarà sostenuta sia dall’aeronautica che dalle truppe di terra. Nella tarda serata di ieri avevano invitato la popolazione a tenersi lontano dalle sedi dei “gruppi terroristici”. Tuttavia, i raid aerei hanno colpito anche dei centri della protezione civile danneggiandoli gravemente. I bombardamenti hanno preso di mira almeno 15 quartieri situati nell’area orientale della città, quella controllata dai ribelli.
— Stati Uniti: i manifestanti e la polizia si sono confrontati per la terza notte consecutiva a Charlotte, in North Carolina dopo le proteste scoppiate in seguito all’uccisione martedì 20 settembre del cittadino afroamericano Keith Scott per mano della polizia. Le autorità hanno deciso di non imporre il coprifuoco che inizialmente era stato annunciato dopo due notti di violenti scontri. La manifestazione che si è svolta nella notte a cavallo tra giovedì e venerdì 23 settembre ha richiamato in strada meno persone rispetto alle precedenti. La polizia tuttavia è nuovamente intervenuta lanciando gas lacrimogeni e sparando proiettili di gomma per liberare l’autostrada, mentre i dimostranti cantavano cori di protesta: “Di chi sono le strade? Le strade sono nostre”. Il dipartimento della polizia di Charlotte ha detto che due agenti sono stati portati al pronto soccorso dopo essere stati investiti dal lancio di agenti chimici da parte di alcuni manifestanti.
— Russia: otto vigili del fuoco russi hanno perso la vita mentre stavano cercando di spegnere un grande incendio divampato in un magazzino a Mosca. I corpi sono stati scoperti la mattina di venerdì 23 settembre dopo che erano stati dichiarati dispersi. Erano intervenuti giovedì pomeriggio per domare le fiamme nel deposito di materiali plastici. “Abbiamo sperato fino all’ultimo minuto che fossero vivi, ma a causa delle fiamme, delle alte temperature e della fitta coltre di fumo, i vigili del fuoco non sono riusciti a mettersi in salvo”, ha detto una fonte dei vigili del fuoco di Mosca all’agenzia stampa Tass.
— Giordania: i risultati delle elezioni parlamentari in Giordania confermano due dati importanti: l’aumento del numero di deputate donne e l’ingresso in parlamento dei Fratelli musulmani. Il partito giordano legato ai Fratelli musulmani, l’Islamic Action Front (Iaf), è tornato quest’anno a concorrere per i seggi parlamentari dopo anni di boicottaggio e i risultati preliminari gli assegnano almeno 16 delle 130 poltrone in palio. Il risultato del partito islamista segue un giro di vite sui Fratelli musulmani da parte delle autorità giordane che temono legami tra il movimento e la diffusione di gruppi militanti d’ispirazione islamica nella regione. La fratellanza musulmana però è una formazione piuttosto popolare nel regno hashemita e costituisce la principale organizzazione d’opposizione.
— Egitto: si è aggravato il bilancio delle vittime del naufragio avvenuto mercoledì 21 settembre al largo della costa egiziana, anche se il numero dei corpi finora recuperati in mare è ancora provvisorio. Finora si contano 150 vittime, lo hanno reso noto le autorità egiziane citate dal quotidiano egiziano Al-Arham. A bordo dell’imbarcazione si calcola ci fossero 600 migranti. La barca è affondata a largo di Burg Rashid, un villaggio nella provincia settentrionale di Beheira. Tra le vittime del naufragio c’erano molte donne e un bambino. Sono invece 165 le persone tratte in salvo finora.
— Iran: un gruppo di donne ha replicato al divieto imposto dalla Guida Suprema, l’Ayatollah Alì Khamenei, di usare la bici in pubblico. La campagna #Iranianwomenloveciclyng lanciata su Twitter ha fatto si che le donne si fotografassero o si riprendessero con un video in sella a una bici.
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