Wajahat Abbas Kazmi è un attivista per i diritti umani e regista. È di origine pakistana e vive in Italia da 14 anni. È proprio nel nostro paese che ha trovato la forza di esternare il proprio orientamento sessuale.
Il suo non è stato un percorso semplice. Sapeva di essere omosessuale sin dall’infanzia, ma la sua condizione di musulmano praticante ha rappresentato a lungo un ostacolo mentale e culturale insormontabile.
Lontano dalle pressioni del suo paese, con l’arrivo in Italia è riuscito a maturare infine il suo coming out, che ha vissuto come una liberazione sia fisica che psicologica, in particolare dalle pressioni familiari che gli imponevano il fidanzamento con una cugina e un matrimonio combinato, così come da tradizione pakistana.
Questo giro di boa lo ha spinto con determinazione a lottare per i diritti di tutti coloro che vivono tuttora la condizione di repressione interiore e di disagio che ha vissuto lui. Nasce così la sua campagna Allah loves equality.
“Volevo dare voce alle persone omosessuali musulmane e unire due cose in genere separate come l’Islam e l’omosessualità”, racconta l’attivista a TPI.
La campagna ha raggiunto migliaia di persone soprattutto attraverso i social media e ha fatto persino cambiare idea ad alcuni musulmani sul tema dell’omosessualità.
In una precedente intervista a TPI, ad esempio, Sara Ahmed, una musulmana praticante, ha detto che dopo essersi imbattuta nel profilo personale del regista ha detto di aver cambiato idea sul tema. Prima riteneva gli omosessuali perversi o malati, ora invece li difende.
Dopo avere trattato il tema dei diritti delle minoranze con il lungometraggio Fatwa e quello delle persone che scompaiono in Pakistan producendo The Dust, oggi Wajahat sogna di far divenire la campagna Allah loves equality un documentario sulle discriminazioni contro le persone LGBT da girare nel suo paese, anche a costo di sfidare la paura e lo sconcerto dei suoi concittadini.
Qui sotto l’intervista realizzata da Dario Lo Scalzo a Wajahat Abbas Kazmi lo scorso 26 luglio:
“Vogliamo mostrare a tutto il mondo che si può essere gay e musulmani”