Il 15 maggio 2018 gli inquirenti italiani si recheranno al Cairo, in Egitto, per iniziare insieme ai giudici egiziani le operazioni di recupero delle registrazioni delle videocamere di sorveglianza della metropolitana della città, nell’ambito dell’inchiesta sul sequestro e omicidio di Giulio Regeni.
La notizia è riportata da un comunicato congiunto della Procura di Roma e della Procura Generale della Repubblica Araba d’Egitto.
Nel corso di un colloquio telefonico avvenuto il 6 maggio tra il giudice Nabeel Sadek, procuratore Generale della Repubblica Araba d’Egitto, e il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, si è fatto il punto sugli sviluppi delle indagini “al fine di pervenire a risultati definitivi sull’uccisione Regeni” ed è stato raggiunto l’accordo sull’attività istruttoria da svolgere.
I fatti
Il 25 gennaio 2016 si perdevano le tracce di Giulio Regeni, il ricercatore italiano che viveva in Egitto e che stava svolgendo un dottorato di ricerca sui sindacati indipendenti egiziani per l’università di Cambridge.
Mercoledì 3 febbraio 2016 una nota del ministero degli Affari Esteri italiano annunciava che il corpo senza vita di un giovane era stato ritrovato al Cairo, era il cadavere del giovane Giulio. Il corpo martoriato era stato rinvenuto in un fosso alla periferia del Cairo dopo alcuni giorni di ricerche.
Da quel giorno, la famiglia Regeni, gli avvocati cui è stato affidato il caso e tutti gli attivisti, italiani ed egiziani, che si interessano della vicenda, chiedono con insistenza che non vengano spenti i riflettori su questa morte misteriosa e che finalmente la verità possa venire a galla.