Manca ormai poco al referendum in cui i cittadini romani saranno chiamati a esprimersi sulla liberalizzazione di Atac, l’azienda di trasporti partecipata dal Comune di Roma (qui tutto quello che c’è da sapere sul referendum).
Per spiegare le ragioni dei promotori del referendum, TPI.it pubblica l’intervista video di Anna Ditta a Francesco Mingiardi, membro del comitato “Mobilitiamo Roma”, in favore del sì al referendum.
Qui sotto il servizio con l’intervista video a Francesco Mingiardi:
“Ormai Atac è un’azienda tecnicamente fallita”, spiega Mingiardi. “Non svolge più il servizio di trasporto pubblico locale a beneficio dei cittadini. Quest’anno si sono fermate un milione e 300mila corse, di cui 112mila sulla rete metropolitana, che tradizionalmente è la più efficiente”.
Per comprendere se davvero la situazione dei trasporti sia così difficile, TPI ha documentato nel suo servizio le criticità della linea B1 della metropolitana romana, prendendo il treno nell’ora di punta di un giorno qualunque, da Jonio a Barberini, sulla metro A.
Quel giorno – era il 18 settembre – si è verificato un guasto tecnico nella stazione di Bologna che ha comportato un notevole ritardo. Rispetto ai 22 minuti previsti, ne abbiamo impiegati quasi 50 per raggiungere la nostra destinazione.
Ma davvero per risolvere i problemi di Atac basta votare “sì” al referendum dell’11 novembre?
“Con la liberalizzazione cambierebbe tutto”, assicura Mingiardi. “Il referendum non è a favore o contro l’affidamento al pubblico, ma riguarda il metodo di affidamento, che è quello della gara. Questa consente un controllo maggiore del servizio”.
Ma non c’è il rischio che, con l’affidamento ai privati, aumenti il prezzo dei biglietti? O che vengano tagliate le linee più periferiche? E come facciamo a essere sicuri che i privati offrano un servizio sicuro, dopo quello che è successo a Genova? Le risposte di Mingiardi a queste domande nell’intervista video.
Il raid vandalico alla sede dei Radicali
Venerdì 12 ottobre (giorno dell’inizio della campagna referendaria) è stata vandalizzata la sede romana dei Radicali, i promotori del referendum.
Il partito ha definito questo gesto “un’aggressione violenta e vigliacca”, realizzata contro un “luogo di dialogo e confronto nonviolento”.
L’atto di vandalismo è avvenuto presso la sede di via Bargoni 32 introno alle 9.40 della mattina.
La sede dei Radicali è stata imbrattata con la vernice rossa e contro la porta è stato anche lanciato un fumogeno, mettendo così a rischio la sicurezza delle persone che in quel momento si trovavano all’interno della struttura.
Non è certo che l’aggressione sia collegata alla campagna dei Radicali in favore della messa a gara del servizio di trasporti pubblici romani.
Le motivazioni alla base dell’aggressione potrebbero essere collegate alla partecipazione dei Radicali alla campagna Welcoming Europe – Per un’Europa che accoglie, iniziativa che mira a “decriminalizzare il soccorso umanitario nei confronti dei migranti e realizzare passaggi sicuri e legali per i rifugiati”.
Il raid vandalico, comunque, è avvenuto all’indomani della diffusione di un video ironico, diventato virale, con la sosia di Virginia Raggi, lanciato proprio per promuovere il referendum.
Quali sono i quesiti del referendum su Atac
I quesiti del referendum consultivo sono due. Il primo: “Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia mediante gare pubbliche, anche ad una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”.
Il secondo: “Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”.
Il risultato della consultazione non ha effetti diretti, trattandosi di un referendum consultivo.
Se vincesse il sì comunque l’amministrazione comunale dovrebbe tenere conto delle richieste avanzate dai cittadini per aprire un dibattito sulla messa a gara il servizio dei trasporti della capitale.