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Reddito e pensioni, il premier Conte: “Il paese ripartirà. Puniremo chi fa il furbo”

La riforma prevede fino a 6 ani di carcere per chi fornisce dati falsi o continua a lavorare in nero

Di Futura D'Aprile
Pubblicato il 17 Gen. 2019 alle 08:04

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, alla vigilia del CdM su reddito di cittadinanza (qui gli aggiornamenti) e quota 100, rassicura gli italiani sulla ritrovata intesa tra gli alleati di governo dopo le tensioni degli ultimi giorni.

“Oggi sarà un giorno importante: approveremo le misure più qualificanti dal punto di vista politico e sociale della nostra attività di governo. Il paese ripartirà”.

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“In Italia è elevatissima la percentuale di furbetti dell’Isee”, ammette il premier, che nell’intervista a La Stampa coglie l’occasione per rassicurare i cittadini, spiegando che le riforme prevedono delle contromisure adeguate contro chi “pensa di poter abusare di questa misura”.

“Abbiamo predisposto strumenti di controllo in modo da poter incrociare le banche dati e di permettere all’Inps e alla Guardia di Finanza di fare tutte le verifiche sulle dichiarazioni Isee. Sono fiducioso che le misure saranno efficaci per contrastare gli abusi”.

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La riforma infatti prevede anche fino a 6 ani di carcere per chi fornisce dati falsi o continua a lavorare in nero.

Il premier rassicura anche sul coinvolgimento di agenzie del lavoro,  navigator, Regioni e Inps per erogare i primi sussidi ad aprile: “È una road map con tempi molto stringenti e un percorso serrato, ma abbiamo già iniziato a lavorare per l’attuazione del provvedimento e farci trovare pronti”.

Inevitabile il riferimento allo scontro che si è consumato nei giorni passati tra Lega e M5S, con particolare riferimento ai fondi per gli inabili e gli invalidi e che ha portato il ministro dell’Interno Salvini a minacciare di non dare il proprio voto a favore del decreto.

Adesso però, almeno nelle parole del premier, i dissidi interni sono stati appianati: “Chi ha un familiare disabile a carico non sarà costretto ad accettare un lavoro che ricada in un raggio sopra i 250 chilometri dalla propria abitazione per non perdere il sussidio e, in caso si decidesse comunque di non rinunciare alla proposta lavorativa, si avrà diritto a un incentivo di un anno”.

Il premier però precisa che sul tavolo del Consiglio dei ministri arriverà un decreto legge, che nel corso del dibattito parlamentare potrebbe aver bisogno “di ulteriori affinamenti”.

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