In Italia, le differenze tra le scuole del nord e quelle del Sud sono ancora marcate. A confermarlo sono i dati emersi dalla pubblicazione del rapporto sui test Invalsi 2018.
Come avvenuto per i test del 2017, si riscontrano esiti assai diversi tra le prove di italiano e quelle di matematica, a conferma del fatto che il nostro Paese ha un deficit di preparazione tecnico-scientifica.
Quest’anno le prove hanno riguardato 29.337 classi di seconda primaria per un totale di 551.108 alunni, 29.520 classi di quinta primaria per un totale di 562.635 alunni, 29.032 classi di terza secondaria di primo grado per un totale di 574.506 alunni e 26.361 classi di seconda secondaria di secondo grado per un totale di 543.296 alunni.
Ciò che colpisce maggiormente sono alcune considerazioni scritte dai tecnici del Miur e contenute nel rapporto: “Il sistema scolastico nell’Italia meridionale e insulare non solo appare meno efficace in termini di risultati conseguiti rispetto all’Italia centrale e soprattutto settentrionale, ma anche meno equo”, si legge.
“La variabilità dei risultati tra scuole e tra classi nel primo ciclo d’istruzione è consistente e”, continua il rapporto, “in ogni caso più alta che al Nord e al Centro, così come sono più alte le percentuali di alunni con status socio-economico basso che non raggiungono livelli adeguati nelle prove. In particolare, sono preoccupanti gli esiti di alcune regioni: Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna”.
Il documento, presentato il 5 luglio 2018 al ministero dell’Istruzione, continua evidenziando come, “nel corso dell’itinerario scolastico, dalla seconda classe della scuola primaria alla seconda secondaria di secondo grado, i risultati nelle prove di Italiano e Matematica delle macro-aree si allontanano progressivamente”.
Per quanto riguarda la scuola primaria, il rapporto mette in risalto che le differenze “sono piccole e in generale non significative statisticamente”.
I risultati medi delle macro-aree in terza secondaria di primo grado, invece, “tendono a divergere significativamente tra loro, tendenza che si consolida ulteriormente nella scuola secondaria di secondo grado, riproducendo il quadro che emerge anche dall’indagine internazionale Pisa (Programme for International Student Assessment)”.
Proprio le prove della terza secondaria di primo grado confermano anche che “il nord ottiene risultati superiori sia alla media italiana che alla media Ocse, il centro ha un risultato in linea con la media dell’Italia, più bassa della media Ocse, e il sud e le isole hanno risultati inferiori sia alla media italiana che alla media Ocse”.
Si osservano inoltre differenze simili a quelle che si riscontrano fra le macro-aree in Italiano e in Matematica, “sia nei punteggi numerici delle prove d’Inglese sia nella distribuzione degli studenti tra i livelli di conoscenza della lingua”.
“Nel grado 5, nella prova di ascolto”, continua il documento, “la percentuale di alunni che non raggiunge il livello previsto (A1) dalle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo d’istruzione in quinta primaria è del 30 per cento circa nelle due macro-aree meridionali e insulari, mentre è al di sotto del 20 per cento nelle due aree settentrionali e nel centro-Italia; nella prova di lettura le percentuali sono rispettivamente del 10 per cento e del 5 per cento circa”.
Se si analizzano i dati che riguardano le superiori, le differenze tra Nord e Sud diventano ancora maggiori: “Nel grado 8 le differenze tra le macro-aree si ampliano: la percentuale di alunni che non raggiunge il livello previsto (A2) dalle Indicazioni Nazionali nella prova di ascolto è del 67 per cento nel Sud e Isole, del 62 per cento nel Sud, del 38 per cento nel Centro, del 30 per cento nel Nord Ovest e del 27 per cento nel Nord Est; nella prova di lettura le cose vanno meglio, ma le distanze tra le varie zone d’Italia restano marcate: non arriva al livello A2 il 41 per cento degli alunni nel Sud e Isole, il 38 per cento nel Sud, il 21 per cento nel Centro, il 18 per cento nel Nord Ovest e il 16 per cento nel Nord Est”.