Il Censis ha pubblicato la 52esima edizione del Rapporto sulla situazione sociale dell’Italia. Dal”rancore” evidenziato nel 2017, il sentimento che più caratterizza gli italiani nel 2018, secondo l’istituto di ricerca, è la “cattiveria”.
Dal documento emerge un Paese incattivito, più povero e più anziano, che trova il capro espiatorio dei propri guai negli immigrati. “Il processo strutturale chiave dell’attuale situazione è l’assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive”, si legge.
Ecco cosa dice il Rapporto 2018 del Censis.
Immigrazione
Il 63 per cento degli italiani vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari, mentre per i Paesi membri dell’Unione europea l’avversione scende al 45 per cento.
I più ostili verso gli extracomunitari sono gli italiani più fragili: il 71 per cento degli over 55 anni e il 78 per cento dei disoccupati, mentre il dato scende al 23 per cento tra gli imprenditori. Inoltre, il 58% degli italiani pensa che gli immigrati sottraggano posti di lavoro in Italia e il 63 per cento pensa che rappresentino un peso per il nostro sistema di welfare. Solo il 37 per cento degli intervistati sottolinea l’impatto favorevole dell’immigrazione sull’economia nazionale.
Per il 75 per cento degli italiani l’immigrazione aumenta il rischio di criminalità e il 59,3 per cento è convinto che tra dieci anni nel nostro Paese non ci sarà un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse.
Sfiducia e chiusura
Il 44,5 per cento degli italiani è pessimista sul futuro del Paese, mentre solo il 18,8 per cento si dichiara ottimista. Secondo il 56,3 per cento degli intervistati, non è vero che le cose in Italia hanno iniziato a cambiare. Il 63,6 per cento è convinto che nessuno ne difenda interessi e identità e che quindi ci si debba pensare da soli.
Questo si traduce, secondo il Rapporto Censis, in un atteggiamento di chiusura verso gli altri: l’essere diverso diventa così, nella percezione, un pericolo da cui proteggersi. Il 69,7 per cento degli italiani non vorrebbe come vicini di casa dei rom. Il 69,4 per cento non vorrebbe a portata di occhio e udito persone con dipendenze da droga o alcol. Il 52 per cento è convinto che vengano prima gli immigrati.
Ripresa lontana
L’Italia è il Paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori: il 23 per cento, contro una media Ue del 30. Il 96 per cento delle persone con un basso titolo di studio e l’89 per cento di quelle a basso reddito sono convinte che resteranno nella loro condizione attuale, ritenendo irrealistico poter diventare benestanti nel corso della propria vita.
Pubblica amministrazione
Il 70 per cento degli italiani ritiene che la pubblica amministrazione in Italia funzioni piuttosto male (52,1 per cento) o molto male (17,9 per cento). Secondo gli intervistati, la causa è da ricercarsi principalmente nella cattiva organizzazione, nella scarsa cultura del servizio e dei diritti dei cittadini, nella presenza di dipendenti poco motivati non licenziabili e nell’assenza di incentivi per chi merita.
Secondo il Rapporto Censis, lavorano nella Pubblica amministrazione complessivamante circa 3,2 milioni di persone, di cui il 56,4 per cento ha più di 50 anni. Le conseguenze del blocco del turnover e lo spostamento in avanti dell’età di accesso alla pensione hanno innalzato l’età media degli occupati che tra il 2001 e il 2016 è passata da 44,2 a 50,7 anni.
Case popolari
In Italia ogni giorno lavorativo oltre 100 famiglie vengono sfrattate, mentre almeno 650mila sono in graduatoria in attesa di un’abitazione popolare. In definitiva, si legge nel Rapporto Censis, cresce il disagio abitativo anche per l’estrema debolezza del sostegno pubblico: troppo esiguo, obsoleto e in costante riduzione il patrimonio di edilizia sociale pubblica, che su tutto il territorio nazionale è oggi ridotto a meno di un milione di alloggi (contro gli oltre 5 milioni della Francia, ad esempio).
Non solo la realizzazione di nuovi alloggi sociali e’ ridotta ai minimi termini (appena 4-5mila unità all’anno), ma anni di vendite del patrimonio hanno ridotto il già contenuto stock di alloggi sociali.
Migrazione sud-nord
In Italia è più vivo che mai il fenomeno dell’emigrazione massiccia di studenti dal sud. Sono 172 mila gli studenti che partendo da una regione del Meridione sono iscritti a un corso di laurea in un’università del centro-nord, mentre sono poco più di 17mila quelli che compiono il percorso inverso. Le regioni in grado di calamitare la maggior parte degli studenti fanno registrare un saldo fra arrivi e partenze molto positivo: Lazio (+48.607), Emilia Romagna (+32.918), Lombardia (+24.449) e Toscana (+14.268).
Studenti all’estero
Gli scambi interculturali tra scuole e università europee sono considerati molto importanti dal 69 per cento dei giovani italiani, a fronte del 53 per cento dei giovani europei.
Il Paese più gettonato è l’Austria, scelto dal 2,31 per cento, seguita da Regno Unito (4,6), Francia (3,0), Spagna (2,9) e Germania (2,2). In Italia i corsi a carattere internazionale nell’anno accademico 2017-2018 sono 862, di cui 341 totalmente e 161 parzialmente in inglese. Rispetto a due anni prima, i corsi erogati in lingua italiana sono diminuiti del 2,1 per cento, quelli completamente (+37,5 per cento) o parzialmente (+147,7 per cento) in inglese son molto cresciuti.
Media
Telegiornali e Facebook sono ancora in vetta nella graduatoria dei media che gli italiani utilizzano per informarsi, ma mentre i telegiornali rafforzano la loro funzione (la loro utenza passa dal 60,6 per cento del 2017 al 65 per centi del 2018), nell’ultimo anno Facebook ha subito una battuta d’arresto (-9,1 per centi di utenza a scopi informativi) dovuto anche a un calo di credibilità dal punto di vista dell’informazione.
Il calo ha coinvolto anche YouTube (-5,3 per cento), Twitter (-3 per cento) e la rete in generale (i motori di ricerca hanno perso il 7,8 per cento di utenza a fini informativi). Secondo il Rapporto Censis 2018, la televisione e la radio sono nettamente preferite alla carta stampata per informarsi: numerosi sono gli utenti delle tv all news (22,6 per cento) e dei giornali radio (20 per cento), mentre solo il 14,8 per centi degli italiani ha letto i quotidiani cartacei negli ultimi sette giorni per informarsi.
Nella parte inferiore della graduatoria si collocano invece i siti web d’informazione: solo il 42,8 per cento degli italiani li considera credibili. Ultimi in classifica i social network, ritenuti non del tutto affidabili dal 66,4 per cento degli italiani.