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La procura di Torino al ministro della Giustizia Bonafede: “Ci lasci processare Salvini”

Matteo Salvini

Salvini, nel 2016, usò l'espressione "magistratura schifezza". La procura di Torino vorrebbe rinviarlo a giudizio per il reato di vilipendio all'organo giudiziario

Di Luca Serafini
Pubblicato il 17 Lug. 2018 alle 07:33

Per la terza volta dal 2016, la procura di Torino ha chiesto al ministro della Giustizia in carica di poter procedere contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini, reo di aver usato in un comizio l’espressione “magistratura schifezza”, macchiandosi così del reato di vilipendio dell’organo giudiziario.

Il comizio in questione era stato tenuto da Salvini nel febbraio del 2016, in seguito al rinvio a giudizio di Edoardo Roxi, ex vicesegretario della Lega, per il caso rimborsopoli in Liguria.

“Se so che qualcuno, nella Lega, sbaglia sono il primo a prenderlo a calci nel culo e a sbatterlo fuori. Ma Rixi è un fratello e lo difenderò fino all’ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana”, aveva detto Salvini.

Il procedimento contro l’attuale vicepremier fu istruito dalla procura torinese nel marzo del 2016, un mese dopo i fatti. Due solleciti all’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, rimasti inevasi, e ora quello all’attuale Guardasigilli, il grillino Alfonso Bonafede.

Se dal ministero della Giustizia dovesse arrivare il via libera per il rinvio a giudizio, Salvini rischierebbe una multa da un minimo di mille a un massimo di 5mila euro.

All’epoca dei fatti, Salvini aveva commentato così l’iniziativa della procura di Torino: “Come ovvio, e per fortuna, ci sono tanti giudici che fanno benissimo il loro lavoro: penso a chi è in prima linea contro mafia, camorra e ’ndrangheta. Purtroppo è anche vero che ci sono giudici che lavorano molto di meno, che fanno politica, che indagano a senso unico e che rilasciano in 24 ore pericolosi delinquenti. Finché la magistratura italiana non farà pulizia e chiarezza al suo interno, l’Italia non sarà mai un Paese normale”.

La linea del Movimento Cinque Stelle, su questioni del genere, è quella di non fare distinzioni di nessun genere. Per questo ci si attende l’ok di Bonafede, sebbene sia comunque nelle sue prerogative negare il via libera per il rinvio a giudizio alla procura di Torino.

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