Primarie Pd, il 3 marzo è lontano ma il partito è già nel caos. Minniti, scavalcato nei sondaggi da Zingaretti, è pronto a ritirare la candidatura. Renzi, da Bruxelles, che si tira fuori dalla partita: “Non mi occupo di congresso”. E il governatore del Lazio che, caricando a testa bassa contro i “picconatori”, avverte: “Così il partito è destinato a morire”.
È attorno alla candidatura dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti che si sono concentrate le prime voci di tensioni che hanno generato una frenata nella raccolta delle firme necessarie per la candidatura.
Primarie Pd | Minniti deluso da Renzi
Marco Minniti sarebbe deluso da quello che tutti vedevano come il suo grande sponsor: Matteo Renzi. Ma l’ex segretario e premier non ha sostenuto pubblicamente la sua candidatura e, anzi, ha addirittura preso le distanze dalla “competizione”.
Da Bruxelles, prima di partecipare a un incontro con gli eurodeputati Pd al Parlamento europeo, Matteo Renzi ha risposto in maniera lapidaria ai cronisti che chiedono un commento sulla possibilità che Marco Minniti rinunci a correre per la segreteria del partito: “Non mi occupo del Congresso”.
Primarie Pd | Il partito di Renzi
A tenere banco nel Partito democratico l’ipotesi di un nuovo contenitore da dare alla luce assieme ai delusi del centrodestra. Un incontro tra Renzi e Paolo Romani, senatore di Forza Italia, per i corridoi di Palazzo Madama ha dato corpo all’idea almeno fino alla smentita ufficiale dello stesso Renzi: “Notizia falsa. Certa gente non sta bene”.
Ma è il gelo calato sul congresso a ridare spazio alle ipotesi. L’ex segretario, pur caldeggiando la candidatura di Minniti, finora non si è gettato nella mischia. Guerini, Lotti e altri renziani di ferro avrebbero interpretato questa modus operandi come un invito a non esporsi direttamente in sostegno dell’ex ministro dell’Interno. Il motivo? La volontà di lasciare presto il Pd.
I sondaggi del resto, confortano l’ex premier. Secondo una rilevazione di Emg per Agorà, un Partito di Renzi raccoglierebbe il 12 per cento dei consensi, e verrebbe votato dal 47 per cento degli elettori del Pd.
Non male come inizio, e una conferma per quanti pensano che, nonostante i rovesci degli ultimi tempi, quel 41 per cento del referendum costituzionale rappresenti un capitale politico che Renzi tiene ancora in pancia, e sul quale è possibile lavorare per ricostruire un fronte anti-sovranista.
Primarie Pd | La rabbia di Zingaretti
“Il Pd va cambiato e non picconato con delle furbizie. Distruggerlo o puntare alla lacerazione sarebbe un immenso regalo al M5s e a Salvini”. Nicola Zingaretti punta il dito contro chi, in queste ore, sta contribuendo a boicottare il congresso.
Non cita Renzi, ma il riferimento è chiaro: “Al Congresso io farò di tutto per cambiarlo, allargarlo, farne il perno di un’alternativa di governo. Non vorrei che qualcuno possa averne paura” ha ribadito il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti intervistato su Radio Radio.
Quanto all’ipotesi di un ritiro di Marco Minniti dalla corsa alla segretaria Dem, Zingaretti, che per primo ha lanciato la corsa alla guida del partiti, ha replicato: “Faccio una richiesta di chiarezza, dobbiamo avviare la ricostruzione del gruppo dirigente che diventi alternativa di governo, oggi non lo è”.
E “farlo con delle furbizie sarebbe drammatico, spero si cambi rispetto a un comportamento poco chiaro. Dal 13 marzo sto aspettando un appuntamento come milioni di elettori, che si aspettano un segnale di vitalità in un momento in cui vedono il governo che sta producendo un disastro sociale ed economico”.
Primarie Pd | Zingaretti avvisa: “Così si muore”
In chiusura di intervista Nicola Zingaretti lancia quello che sembra un vero e proprio appello. Un appello agli (altri) big del partito: “A forza di litigare con tutti siamo rimasti soli e più deboli. Io non lancio accuse personali perché il Pd sta morendo a forza di scontri tra i leader”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it