Nella serata del 2 luglio 2018, il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto Dignità proposto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.
Il 27 luglio è arrivata la notizia della prima vittima mietuta dal provvedimento del governo guidato da Giuseppe Conte.
Si tratta di una mamma romana di 35 anni, di nome Valeria, che ha raggiunto i 24 mesi previsti come tetto massimo per i contratti a tempo determinato.
La donna era arrivata prima al bando che le ha permesso di lavorare con Anpal servizi, azienda che fornisce operatori all’Agenzia per le politiche attive del lavoro utilizzando fondi nazionali ed europei.
Come lei stessa ha raccontato a Repubblica, Valeria, che preferisce non fornire il suo cognome e non essere fotografata perché esponendosi teme di non trovare un nuovo impiego, si sente colpita da una profonda ingiustizia.
Si trova infatti nella condizione di avere a proprio carico 2 figli, una di 3 anni e un altro nato appena 2 settimane fa, e come neomamma gli è stato fatto capire che “era meglio rimanessi a casa invece di essere stabilizzata”, dicendosi preoccupata per il futuro.
Ufficialmente, a Valeria è stato detto, attraverso una chiamata e con soli 5 giorni di preavviso, che non si sarebbe più dovuta presentare sul luogo di lavoro a causa dell’impossibilità dell’azienda di prorogare il contratto, a causa delle nuove regole previste dal nuovo decreto legge.
Valeria, che è laureata in Scienze politiche internazionali all’università di Roma La Sapienza, si occupava per Anpal servizi di selezionare le aziende che potevano accedere ai finanziamenti previsti per chi attiva contratti di apprendistato o l’alternanza scuola-lavoro.
Il paradosso è che Anpal servizi è un’agenzia nazionale che si occupa di politiche attive, in pratica di trovare un impiego a chi è disoccupato.
Valeria lavorava lì dal 2014, prima con un contratto a progetto e poi, da agosto 2016, con il tempo determinato, fino a che non ha raggiunto il periodo massimo di 24 mesi. Dopodiché il contratto non è stato rinnovato.
Durante una recente audizione al Senato, l’amministratore unico di Anpal servizi, Maurizio Del Conte, aveva espresso la propria solidarietà al Coordinamento nazionale dei precari dell’azienda stessa, che aveva protestato per le condizioni di lavoro incerte.
Leggi l'articolo originale su TPI.it