Su Le Monde, il giornalista Jacques de Saint Victor, parla di vittoria di due diversi tipi di populismo italiani: uno guidato da Berlusconi e l’altro dall’ex comico Grillo, definiti “due facce della stessa medaglia, due personalità ‘antipolitiques’ che rifiutano le procedure tradizionali della democrazia”.
“Il primo ha approfittato del potere legislativo per salvare il suo impero mediatico, il secondo ha lanciato un anatema sul sistema politico, prendendosela con tutta la classe dirigente giudicata corrotta con toni degni di Savonarola in chiave postmoderna”.
Il giornalista prosegue mettendo a confronto le due diverse forme di populismo: “Il populismo classico berlusconiano è rappresentato dalla demagogia delle imposte e del programma ‘meno tasse’. Si è presentato soprattutto come espressione della paura: la paura dello Stato e delle tasse, la paura della perdita di status sociale, la paura della globalizzazione finanziaria, la paura degli immigrati.
Mentre il populismo di Beppe Grillo gioca sul registro dell’indignazione e della protesta. Sfrutta il malcontento di alcuni elettori verso il sistema nel suo complesso, seduce a destra e a sinistra, soprattutto tra i giovani tra i 30-40 anni, la famosa “generazione perduta”.
L’italia, afferma il quotidiano, ha compiuto dei passi avanti rispetto alle proteste in Grecia, Portogallo e Spagna, “consentendo al M5S di diventare una formazione chiave nel futuro Parlamento. A differenza degli Indignados, l’incoronazione di Beppe Grillo traduce la metamorfosi dall’indignazione sterile in una protesta politica concreta”.
La vera difficoltà di questo movimento è quello di capire come far funzionare la piattaforma dove l’apparenza di democrazia ‘orizzontale’ nasconde una concentrazione di potere. Infatti, in mancanza di procedure chiare, tutto è nelle mani di Beppe Grillo e dell’enigmatico Gianroberto Casaleggio, una sorta di Julian Assange italiano.
Il quotidiano si interroga su chi sia questo “strano personaggio” che ha conquistato un quarto dei voti italiani. Chi è Beppe Grillo? Che cos’è il M5S? Cosa implicherà la sua vittoria per l’Europa? Chi saranno i deputati del M5S? Sosterranno il PD? Questi due grandi sacerdoti della nuova chiesa digitale del M5S hanno l’ambizione di partecipare al futuro del Paese o preferiscono “influenzare il mondo senza prendere il potere”?
L’articolo si conclude con alcune considerazioni sulla marginalità delle questioni economiche nella campagna elettorale che ha visto il prevalere delle questioni etiche, cosa sorprendente in tempi di crisi.
“Gli Italiani hanno voluto esprimere rabbia contro un sistema inefficace e il tema della legalità, o meglio della corruzione, ha dominato le elezioni, emarginando gli argomenti di esperti, soprattutto di Mario Monti.
“Il successo di Beppe Grillo può avere avuto il merito di aprire gli occhi degli esperti europei sui limiti delle politiche di usura che corrodono, come negli anni Trenta, la democrazia parlamentare. Rifiutando di far pagare al popolo la crisi del debito sovrano – che è principalmente il risultato delle follie della finanza – il populismo della protesta è stata molto più incisivo della paura. E i principali politici europei l’hanno capito.
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