Si è discusso molto in questi giorni del disegno di legge del senatore leghista Pillon sull’affido condiviso dei figli e il loro mantenimento.
Il ddl introduce la “bigenitorialità perfetta”: in caso di separazione di una coppia, il mantenimento dei figli, il loro affido, e di conseguenza i costi e il tempo passato con loro, devono essere equamente divisi tra padre e madre.
Ha fatto inoltre molto discutere una sua recente intervista al quotidiano La Stampa nella quale ha dichiarato che, in un’Italia governata da lui, alle donne andrebbe impedito di abortire in tutti i modi, al punto da offrire loro «somme ingenti» per convincerle a portare a termine la gravidanza.
Il ddl punta tra le altre cose a prevedere come obbligatoria per le coppie con figli la mediazione al fine di aiutarle a trovare un accordo nell’interesse dei minori.
Il primo incontro è gratuito, mentre i restanti sono a carico dei due coniugi. Secondo Pillon, se i genitori riescono a raggiungere un accordo “stipulano un ‘piano genitoriale’ che prevede cosa il figlio debba fare o non fare, che scuole frequentare, che sport praticare, dove vivere. Fermo restando che alternerà le case dei genitori”.
Un articolo dell’Espresso mette in evidenza che Pillon è lui stesso un mediatore e il suo ddl “prevede la creazione presso il ministero della Giustizia di un apposito albo dei mediatori e punta a rendere obbligatorio il ricorso alla mediazione in caso di separazione e di divorzio”.
“Se prima era una possibilità, quello del mediatore potrebbe diventare un imperativo piuttosto oneroso, pronto a ingrossare il bilancio di spesa per le coppie che si vogliono separare”.
Un obbligo che quindi può trasformarsi in un peso economico non indifferente per chi decide di separarsi.
Le polemiche sul ddl Pillon
Tantissime le critiche che il ddl Pillon si è attirato, in particolare dalle donne, sia attiviste che parlamentari. Il ddl è stato da più parti accusato di essere maschilista e andare contro le donne che si trovano in situazioni più deboli, oltre che a non guardare al supremo interesse del minore.
Il provvedimento infatti, secondo le esponenti del Pd, “stravolge il diritto di famiglia vigente” in Italia; “mina alla base lo sviluppo armonico di bambine e bambini figli di coppie separate, costringendoli a vivere scissi in tempi paritetici tra genitori”; “aggrava i costi della separazione inserendo obbligatoriamente la figura del ‘mediatore familiare’, che è a carico di chi si separa”.
Di.Re, assieme ad altre cinque associazioni che tutelano i diritti dei genitori che si separano – Cam – Centro di ascolto uomini maltrattanti, Fondazione Pangea,Maschile Plurale, Telefono Rosa e Unione donne italiane – ha richiesto una audizione in Commissione Giustizia e annunciato una manifestazione per il prossimo 10 novembre.
Stefano Ciccone di Maschile Plurale ha spiegato alla Stampa: “Credo che si debba ascoltare il disagio dei padri separati, e dargli una risposta diversa, mentre qui si utilizza una sofferenza reale, il desiderio maschile di paternità, per strumentalizzarlo politicamente”.
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