Simone Pillon sorride davanti alla sezione penale del Tribunale di Perugia che l’ha appena condannato per diffamazione a pagare una multa di 1500 euro e, soprattutto, a risarcire Omphalos, l’associazione LGBT del capoluogo umbro (affiliata all’Arcigay) i cui membri lui, il senatore leghista, ha definito “adescatori di minorenni”.
“Sono stato condannato in primo grado per aver osato difendere la libertà educativa delle famiglie, che a quanto pare non possono più rifiutare l’indottrinamento gender propinato ai loro figli. Ricorreremo in appello, ma è proprio vero che certe condanne sono medaglie di guerra. Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario, diceva Orwell. Beh, io non mollo. E non mollerò mai”. Questa la didascalia che accompagna il faccione sorridente del senatore leghista.
Insomma, per Pillon la condanna per diffamazione diventa un motivo di vanto, una “medaglia di guerra”. Ma le anomalie della situazione non finiscono qui, perché sotto alla foto compare un commento. A scriverlo è lo stesso Simone Pillon (o, si spera, il suo social media manager confuso): “Forza Simo!”.
Già di per sé la cosa ha sfiorato il ridicolo, ma a peggiorare la situazione è stato il tentativo di Pillon e dei suoi di rimediare alla situazione. Come? Scrivendo un commento più articolato in cui il senatore si arrampica sugli specchi, ma scivola inesorabilmente: “FORZA SIMO! E questa volta, car* amic*, non l’hanno scritto i ragazzi dello staff dimenticando di cambiare account, e nemmeno una delle mie 76 diverse identità di genere, me lo sono proprio scritto da solo. Volete l’autodeterminazione no!? Ora torno a difendere la libertà educativa di mamma e papà. Sciocchezze come genitore 1 e 2, bestialità disumane come l’utero in affitto, le lascio volentieri a voi, amici del progresso. Un saluto dal vostro senatore medievale preferito”. Con tanto di emoticon con il bacetto.
La mossa non deve essere sembrata troppo geniale nemmeno allo staff di Pillon e il commento è scomparso poco dopo. Ma si sa, il web non perdona e le tracce di quanto accaduto sono rimaste ben in vista. Il senatore e i suoi collaboratori sono finiti al centro di sberleffi e prese in giro. Un’altra medaglia per il senatore.
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