Era il fratello di un pentito di ‘ndrangheta, e viveva a Pesaro da tre anni nel quadro del programma di protezione del ministero dell’Interno.
Un programma che però, evidentemente, non è bastato per evitare che qualcuno si mettesse sulle sue tracce.
Marcello Bruzzese, 51 anni, è stato assassinato intorno alle 18.30 di martedì 25 dicembre mentre stava rientrando nella sua casa di via Bovio.
I killer lo hanno aspettato all’ingresso del garage e gli hanno esploso contro 30 colpi di pistola, mentre l’uomo si trovava all’interno dell’abitacolo della sua auto.
Almeno 15 colpi sono andati a segno, e l’uomo è morto sul colpo. Gli assassini, che avevano il volto coperto da sciarpe e berretti, si sono poi dileguati per le strade di Pesaro.
Nessuno è riuscito a identificarli, anche perché, a quell’ora e nel giorno di Natale, le strade di Pesaro erano pressoché deserte.
La polizia, giunta sul posto, ha rinvenuto a terra almeno 20 bossoli.
Marcello Bruzzese, padre di due figli, come detto era fratello di un pentito di ‘ndrangheta, Girolamo Bruzzese, collaboratore di giustizia da quasi 20 anni.
Suo padre Domenico venne ucciso in un agguato a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, nel 1995, in cui perse la vita anche un cognato di Marcello Bruzzese, marito di una delle sorelle.
La pista seguita dagli inquirenti in queste ore è quella di una vendetta trasversale: Marcello Bruzzese potrebbe essere stato assassinato come rappresaglia per il pentimento del fratello.
Il padre Domenico era il braccio destro di un potente boss, Teodoro Crea, che agiva nella zona di Gioia Tauro.
Le dichiarazioni del fratello Girolamo ai magistrati avevano permesso di arrivare all’arresto di alcune persone, tra cui anche un esponente locale dell’Udc, Pasquale Inzitari.
In queste ore ci si interroga anche su come i killer di Bruzzese possano essere venuti a conoscenza della località in cui l’uomo viveva sotto protezione.
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