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Peculato: cos’è e cosa prevede l’emendamento sul quale il governo è stato battuto

In Commissione era stato bocciato un provvedimento simile presentato dalla Lega: l'aula ha però approvato la proposta dell'ex 5 Stelle Catello Vitiello, che ammorbidisce le pene previste per il peculato

Di Massimo Ferraro
Pubblicato il 21 Nov. 2018 alle 16:22 Aggiornato il 21 Nov. 2018 alle 16:27

Il governo è stato battuto alla Camera con un voto segreto che ha approvato un emendamento che ammorbidisce le pene previste per il reato di peculato.

L’emendamento era stato già presentato in Commissione dalla Lega ed era stato bocciato: la maggioranza aveva così espresso il proprio parere negativo sulle modifiche.

Il 20 novembre un emendamento simile è stato presentato alla Camera dall’ex deputato del Movimento 5 stelle Catello Vitiello, già sospeso dal partito perché massone e confluito nel Gruppo Misto, con 284 voti a favore e 239 contrari.

Cos’è il peculato – Il peculato nell’ordinamento italiano è un reato previsto dall’articolo 314 del codice penale. Mira a punire la condotta impropria di un pubblico ufficiale o di un incaricato di pubblico servizio – come i politici – che si appropria di denaro o altri beni di cui può disporre in virtù del proprio incarico.

Come cambierebbe – L’emendamento n.1272 al disegno di legge Anticorruzione o “Spazza corrotti” introduce una sorta di scudo per chi commette il reato. Verrebbe modificato il regime della prescrizione solo di alcuni casi di peculato favorendo, con una riduzione delle sanzioni, l’estinzione del reato.

L’emendamento introduce un “salvo che…” che fa tutta la differenza. All’art.314 viene aggiunto (in corsivo di seguito): “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, salvo che tale distrazione si verifichi nell’ambito di procedimento normato da legge o regolamento e appartenga alla sua competenza, è punito con la reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi”.

La modifica quindi stabilisce che è sufficiente l’esistenza di un regolamento per evitare la commissione stessa del reato.

L’emendamento riguarda infatti i casi in cui la gestione di denaro o altri beni da parte del pubblico ufficiale è disciplinata da norme particolari o regolamenti, come avviene nella maggior parte dei casi.

È stato lo stesso Vitiello a chiarire: “Per quanto riguarda la prescrizione si applicano quindi le regole dell’abuso di ufficio”, che prevede pene più lievi e tempi di prescrizione più rapidi rispetto al peculato.

In queste situazioni il magistrato inquirente potrebbe quindi contestare un reato meno grave, che ha una prescrizione inferiore.

Processi – Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto che i voto favorevole dell’aula “è stato un errore, un incidente di percorso: la posizione della Lega la stabilisce il segretario, il provvedimento arriverà alla fine come concordato dalla maggioranza”.

Se però le modifiche dovessero rimanere, la riforma avrebbe “effetti favorevoli – come riporta l’Ansa – per gli imputati del maxi processo milanese sulla presunta ‘rimborsopoli’ al Pirellone”.

Tra i suoi 57 ex consiglieri lombardi coinvolti vede imputati il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo, l’eurodeputato leghista Angelo Ciocca, l’europarlamentare di FI Stefano Maullu, Alessandro Colucci, segretario della Camera per il Gruppo misto, oltre agli ex consiglieri Renzo Bossi e Nicole Minetti.

Il Sole 24 Ore individua poi tra i “beneficiari” della riforma anche l’ex ministro della Lega Edoardo Rixi, l’ex presidente leghista della Regione Piemonte Roberto Cota e il capogruppo alla Camera della Lega Riccardo Molinari.

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