C’è un parco a Roma che è finito al centro di una lotta tra la volontà dei cittadini e quella delle istituzioni municipali.
Il Parco regionale urbano di Aguzzano sorge nel quadrilatero tra via Nomentana, viale Kant, via del Casale di San Basilio e via Tiburtina, a Roma nordest, e ospita al suo interno cinque casali storici dell’agro romano.
Lo scorso dicembre la giunta del IV municipio, guidata dalla presidente Roberta Della Casa (M5S), ha adottato una delibera con cui decideva di mettere a bando uno di questi edifici, il Casale Alba Uno, per aprire una pizzeria, con annessa scuola di pizza.
Ma i cittadini del quartiere, riuniti in diversi comitati e associazioni che ruotano intorno a un altro edificio storico del parco, Casale Alba Due, occupato dal 2012, sono intervenuti per proteggere il parco da quella che ritengono essere “una speculazione”.
Il Forum per la tutela del parco di Aguzzano
Per opporsi alla decisione del municipio, i cittadini della zona hanno dato vita al Forum per la tutela del parco di Aguzzano, con un percorso che ha avuto il culmine in una manifestazione il 30 marzo scorso.
In concomitanza con queste iniziative, gli attivisti di Casale Alba Due denunciano di aver ricevuto una serie di intimidazioni. L’ultima è avvenuta la settimana scorsa, ma è stata denunciata pubblicamente solo ieri: qualcuno ha rotto una finestra al piano terra del Casale Alba Due e si è introdotto nell’edificio, aprendo cassetti e sportelli.
“Negli ultimi mesi, parallelamente al percorso di partecipazione al Forum per la tutela del parco di Aguzzano, ci sono state una serie di intimidazioni a vario titolo”, spiega a TPI Alessandro, uno degli attivisti. “Quella della settimana scorsa è stata solo l’ultima in ordine di tempo”.
Gli altri episodi riguardano delle identificazioni nei confronti degli attivisti del Forum, eseguite dalla polizia municipale anche nelle loro case di residenza, in corrispondenza di passaggi cruciali della vertenza nei confronti dell’amministrazione municipale.
“Cercavano di dissuadere gli attivisti dalla protesta che stavamo mettendo in piedi. Dipingendo un quadro abbastanza complesso, di cui non capiamo neanche il livello messo in campo”, sostiene Alessandro, “perché per noi è semplicemente un percorso di attivazione civica, non capiamo quali siano gli interessi dietro”.
Il Forum nasce da Casale Alba Due ma in realtà coinvolge una serie di attori molto più ampia. Dai comitati di quartiere al centro anziani di Rebibbia-Ponte Mammolo, dalle scuole del quartiere al Museo di Casal de Pazzi, a farne parte sono una serie di associazioni e anche singoli abitanti che avevano partecipato alla lotta per l’istituzione del parco d’Aguzzano nel 1989.
Non un coordinamento o una rete, quindi, ma un Forum, un luogo aperto, di discussione, in cui tutte le realtà partecipanti possono portare il loro contributo, e anche i singoli cittadini.
“Con questa delibera della giunta municipale sul Casale Alba Uno si è risvegliato un tessuto sociale che fortunatamente ancora gravita intorno al parco d’Aguzzano e che ha deciso di attivarsi per impedire quella che – secondo il Forum – è una speculazione”, dice Alessandro. “E anche per instaurare quel percorso partecipato che il municipio non ha voluto costruire”.
Dopo la manifestazione che si è tenuta sabato 3o marzo, il 13 aprile è stata organizzata una serata a sostegno del Casale Alba Due, per chiedere al municipio di ritirare la sua delibera. All’evento parteciperanno Zerocalcare, autore di un graphic novel proprio sulla vicenda del parco d’Aguzzano, l’attore Valerio Mastandrea e il cantautore Emilio Stella.
Casale Alba Due: la storia
L’esperienza di “Casale Alba Due” nasce il 2 dicembre 2012, da una lotta contro un’altra decisione del municipio che puntava a cambiare la destinazione d’uso del casale.
“Nonostante il parco d’Aguzzano sia regolato da un piano d’assetto ben definito, le amministrazioni nel tempo hanno provato a svolgere attività che non corrispondessero né alla riserva naturale né alle destinazioni d’uso del piano d’assetto”, spiega Alessandro.
Nel 2012 il municipio propose di cambiare la destinazione d’uso del Casale Alba Due, facendolo diventare un istituto di “custodia attenuata” per le detenute madri di Rebibbia – secondo gli attivisti un vero e proprio carcere – e creare degli accessi carrabili dentro il parco.
“Questi accessi avrebbero fatto da apripista allo smembramento e all’indebolimento dei vincoli sul parco stesso”, dice Alessandro. “È lo stesso discorso che sta succedendo adesso per Alba Uno. Oltre alla dinamica in sé, cioè l’assegnazione poco chiara e il coinvolgimento di privati a scopo di lucro – cosa che in un’area protetta non è consentita – il meccanismo è quello di voler intaccare i vincoli del parco, che lo hanno preservato fino ad adesso”.
Sei anni fa, gli attivisti riuscirono a fermare il progetto con la raccolta di oltre 3mila firme. La questione finì anche in parlamento, con un’interrogazione parlamentare sull’iter seguito dal municipio.
Neanche in quel caso, infatti, come avvenuto oggi per Casale Alba Uno, il municipio aveva consultato la Regione e l’ente regionale RomaNatura, che è il gestore del parco.
Nel 2012, l’allora Coordinamento per la tutela del parco d’Aguzzano decise di riaprire autonomamente Casale Alba Due, abbandonato da tempo, e attuare dal basso la destinazione d’uso cui era dedicato. Lo trasformarono quindi in una “casa della socialità”, un luogo di cui tutti i cittadini potessero usufruire.
“Oggi ci sono una serie di volontari che mettono a disposizione gratuitamente i loro saperi e il loro tempo per lo svolgimento di laboratori, iniziative, dibattiti. Il Casale ospita varie iniziative in collaborazione con i poli culturali del quartiere, è un contenitore dove gli abitanti del quartiere possono partecipare o mettersi a disposizione per il bene collettivo”, racconta Alessandro.
Casale Alba Uno: la polemica
Oltre sei anni dopo il tentativo fallito di cambiare la destinazione a Casale Alba Due, l’amministrazione municipale sembra stia ripetendo gli stessi errori con Casale Alba Uno.
“Sono amministrazioni di due colori differenti, ma la sostanza non cambia”, sottolinea Alessandro.
I problemi, spiega, sono due. Il primo, di tipo procedurale, riguarda il mancato coinvolgimento degli enti preposti sopracitati. Il secondo riguarda la partecipazione.
“All’interno dello stesso statuto di RomaNatura sono previsti dei meccanismi di partecipazione aperta della cittadinanza, che dovrebbe prendere parte alle decisioni che ricadono su quel parco”.
“In generale”, aggiunge Alessandro, “ogni amministrazione pubblica dovrebbe avere delle prescrizioni di trasparenza e partecipazione che vanno al di là della singola vertenza sul parco d’Aguzzano. Questo purtroppo non è successo. Si è proceduto con la delibera della giunta municipale, un atto amministrativo insufficiente all’assegnazione di un immobile sul quale esistono dei vincoli molto precisi. Non è come mettere al bando un immobile qualsiasi, occorre un iter molto più complesso”.
“Lunedì si è tenuta in municipio una riunione della commissione ambiente, in cui sia il presidente di RomaNatura sia il responsabile delle aree protette della Regione Lazio hanno ribadito quello che i comitati avevano detto”, spiega Alessandro, “cioè che il piano di assetto è ancora valido e che non è sufficiente interpellare gli enti preposti dopo aver stilato una delibera di indirizzo politico rispetto all’utilizzo di questi locali, e che la delibera costituisce, per come è costruita, un atto illegittimo”.
La proposta: un polo museale didattico
Il Forum non si è fermato a criticare la delibera del IV municipio, ma ha elaborato anche un’alternativa: affidare il Casale Alba Uno al Museo di Casal de’ Pazzi per farne un polo museale didattico, da costruire insieme ai comitati, alle associazioni e alle scuole del quartiere.
“La destinazione museale è già prevista all’interno del parco d’Aguzzano per il Casale del Vascone”, spiega Alessandro, “che sta poco più su del Casale Alba Uno. Per cui è già compresa nel piano d’assetto ed è idonea alla riserva naturale”.
“Si potrebbe anche pensare a un utilizzo complessivo dei due casali – Alba Uno e Vascone – per un itinerario culturale”, prosegue. “Abbiamo fatto una proposta dettagliata, su cui stiamo raccogliendo delle firme, per scongiurare sia la destinazione d’uso non coerente proposta dal municipio, sia la logica della privatizzazione a scopo di lucro e del bando. Inserire un’attività imprenditoriale nel parco sarebbe un pericoloso precedente per tutte le aree protette”.
“Finora il municipio ha detto di voler apportare delle modifiche alla delibera, ampliando l’ambito dal food all’artigianato e al made in Italy, ma questo non cambierebbe la violazione dei vincoli di quel provvedimento. Vedremo quale sarà la reazione dopo la presa di posizione di RomaNatura. Confidiamo che il municipio torni sui suoi passi e ritiri questa delibera”.
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