Papa Francesco è tornato a parlare di un tema molto importante per la Chiesa: l’aborto.
Nella sua catechesi sul quinto comandamento, “non uccidere”, il Pontefice ha parlato a lungo dell’interruzione volontaria di gravidanza, in particolare sull’aborto terapeutico.
“Interrompere una gravidanza è come fare fuori una persona. È giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema?”, ha domandato Papa Francesco.
“Fare fuori un essere umano è come affittare un sicario per risolvere un problema”, ha continuato il Papa.
“Ogni bambino malato è un dono. È un approccio contraddittorio quello che consente anche la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti. Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Da dove viene tutto ciò?”, ha detto il Papa.
“La violenza e il rifiuto della vita nascono in fondo dalla paura. L’accoglienza dell’altro, infatti, è una sfida all’individualismo”.
“Pensiamo a quando si scopre che una vita nascente è portatrice di disabilità, anche grave. I genitori, in questi casi drammatici, hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà, per affrontare la realtà superando le comprensibili paure. Invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza”, ha continuato il Pontefice, difendendo il diritto alla vita del feto e promuovendo una maggiore attenzione e vicinanza alle famiglie che si trovano ad affrontare simili situazioni.
“Un bimbo malato è come ogni bisognoso della terra, come un anziano che necessita di assistenza, come tanti poveri che stentano a tirare avanti: colui, colei che si presenta come un problema, in realtà è un dono di Dio che può tirarmi fuori dall’egocentrismo e farmi crescere nell’amore”.
“La vita vulnerabile ci indica la via di uscita, la via per salvarci da un’esistenza ripiegata su sé stessa e scoprire la gioia dell’amore”
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